Appena qualche giorno fa Matteo Renzi aveva fatto trapelare alla stampa una dichiarazione secondo le quale le possibilità di un Conte ter sarebbero state le stesse di un Draghi primo.
Stando ai sondaggi diffusi oggi dall’istituto Swg nel suo ultimo Radar Settimanale, anche gli italiani accetterebbero con le stesse preferenze sia il premier dimissionario sia l’ex presidente della Bce.
Conte e Draghi, i preferiti dagli italiani
I due “tecnici” possono contare sul favore del 51% degli italiani, in cima alle varie altre opzioni che sono circolate sugli organi di stampa negli ultimi giorni. Ben distanziato al terzo posto (30%) si trova l’economista Carlo Cottarelli, che aveva già escluso una sua disponibilità ad accettare l’incarico.
Seguono nell’ordine, Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia (anche se il 57% del campione non sa chi sia). Chiude la classifica Luigi Di Maio, con il 14% dei consensi (anche se lo vedrebbe bene a palazzo Chigi il 55% degli elettori del M5s).
Fra gli elettori del Pd Giuseppe Conte rimane molto popolare, con un sostegno del 79% degli intervistati, ma Mario Draghi è giudicato come un’opzione ancora più valida (81%). Per i dem, poi, anche Gentiloni e Franceschini sarebbero alternative valide, lo afferma, rispettivamente, il 69% e il 58%.
Più in generale, la maggioranza relativa degli italiani auspicherebbe un nuovo governo gialloverde senza Italia Viva (23%); la seconda opzione popolare sono le elezioni anticipate (22%), seguita dal governo tecnico di scopo (20%).
Secondo il campione raggiunto da Swg (800 maggiorenni intervistati fra il 27 e il 29 gennaio) il nuovo governo dovrebbe essere innanzitutto più concreto del precedente (43%), oltre che più competente (34%) e coeso (27%). Solo il 5% si dice interessato a ridurre l’esposizione mediatica dell’esecutivo, una delle maggiori critiche avanzate da Italia Viva nel momento in cui venivano ritirate le due ministre.
Severo il giudizio della maggioranza degli italiani (54%) nei confronti dei cosiddetti “costruttori”, i parlamentari pronti a entrare nella maggioranza contravvenendo alle direttive dei partiti di provenienza.
Il giudizio si ribalta, però, se si restringe il campo agli elettori del Pd e del M5s, i quali, rispettivamente, approvano le scelte dei “responsabili” con una prevalenza del 50 e del 56%.