L’effetto-Draghi sui mercati non si è visto solo sullo spread Btp-Bund e sul mercato azionario – con particolari slanci per il comparto bancari. Anche i Credit default swap (Cds), i titoli derivati saliti alla ribalta durante la crisi del 2011, hanno beneficiato della credibilità di cui godrebbe il Paese qualora a guidare il nuovo governo fosse, come pare ormai chiaro, Mario Draghi.
Effetto Draghi anche sui Cds
I Cds sono titoli derivati che funzionano come una sorta di assicurazione: chi li detiene si copre dal rischio di possibile insolvenza di un emittente, in questo caso lo Stato italiano. Come per molti altri derivati, il loro acquisto può avvenire anche per semplici ragioni speculative (ovvero, anche se non si detiene nemmeno un titolo di stato italiano in portafoglio). Più viene ritenuto probabile un tracollo finanziario, tanto più crescerà il valore dei Cds relativi all’emittente.
Dal 2 all’8 febbraio, periodo durante il quale l’ex presidente della Bce ha ricevuto il suo incarico dal Capo dello Stato per cercare una nuova maggioranza, il prezzo dei Cds sul debito italiano è sceso del 17,41% a 78,8 punti base, il livello più basso mai toccato dal 2009, ha osservato il Centro Studi di Wall Street Italia.
Il significato di questo ribasso è chiaro: i mercati ritengono più improbabile che con Draghi alla guida il governo italiano possa adottare politiche tali da mettere a repentaglio la solvibilità del Paese.
Se si allarga lo sguardo all’andamento dei Cds negli ultimi anni (grafico sotto) si osserva, comunque, che il più evidente effetto-Draghi era già arrivato con il Whatever it takes del 2012. Da allora i livelli d’allarme toccati durante la crisi dell’euro non sono mai stati più raggiunti, benché il debito/Pil italiano, nel frattempo, sia salito dal 123% del 2012 al 134,8% del 2019.
In anni più recenti la fiammata più rilevante nel valore dei Cds (e dunque nel rischio-Paese percepito) è avvenuto a ridosso dell’entrata in gioco della maggioranza gialloverde nel 2018. Nell’ultima fase legata al Covid-19, il trend discendente era stato favorito dagli interventi della Bce e in particolare del programma Pepp da 1.350 miliardi in acquisti di titoli.