Editoriali

Btp e Draghi: pronti per un titolo con durata 100 anni?

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L’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi ha scatenato la nuova corsa al BTP. Nell’asta di ieri, il decennale con scadenza 1/08/2031 ha registrato richieste record per oltre 110 miliardi di euro, a fronte dell’offerta di soli 10 miliardi. L’effetto Draghi potrebbe pertanto assumere dimensioni importanti fin dalle prime semplici operazioni di emissioni di nuovi titoli di stato. Niente arzigogoli, nessun BTP Italia. Il Tesoro infatti starebbe pensando a sfruttare al massimo l’aura di solidità che il nuovo Primo Ministro porta con se.

Scendono i tassi d’interesse, sono i più bassi di sempre, mai così bassi, così dopo le emissioni ultra lunghe di 50 anni di durata, la tentazione è quella di raddoppiare le scadenze e bloccare i tassi dei prestiti più bassi della storia, per oltre un secolo.

E’ proprio la presenza di Mario Draghi quindi, a garantire che per il Tesoro possa essere agevole proporre sul mercato un’emissione di così lunga scadenza. Per l’Italia questa è un’occasione importante per far fronte ad una necessità più o meno imminente: far fronte all’eventuale riduzione della copertura da parte della BCE dei nostri titoli di stato.

La copertura della BCE sui titoli di stato “tricolore” non scomparirà presto poiché la pandemia è lontana dall’essere stata sconfitta, ma non ci sarà per sempre. E si prevede che l’Italia, con la sua politica notoriamente irritabile per buona parte degli altri popoli europei, supererà pericolosamente il valore del rapporto debito / PIL già arrivato al 160%.

L’ esperienza spagnola ed Austriaca

Le richieste per il titolo da 50 anni che ha debuttato in Spagna questa settimana sono state 13 volte superiori rispetto all’offerta, per una vendita di 5 miliardi di euro e con un rendimento di appena l’1,65%.

Gli investitori che hanno acquistato il primo bond austriaco a 100 anni con rating AA+ quattro anni fa avrebbero raddoppiato i loro soldi in termini di prezzo con una cedola del 2,1%.

E quando l’Austria è tornata con un’obbligazione sempre luna un secolo l’anno scorso, è costata meno dell’1% ed ha registrato richieste 10 volte l’offerta.

Btp, il risultato del 50 anni

Il Tesoro italiano ha venduto per la prima volta nel 2016 obbligazioni a 50 anni con una cedola del 2,8%. Dopo una breve oscillazione quest’anno, il rendimento di tale emissione è tornato verso i minimi record di circa l’1,7% raggiunto all’inizio dell’anno. L’Italia dovrebbe tornare presto ad emettere un nuovo 50enario. Ma per molti, come detto in apertura è arrivato il tempo di spingersi oltre e di puntare sul titolo centenario.

Althea Spinozzi, di Saxo Bank ha stimato che, con il clima economico attuale, l’Italia potrebbe vendere un’obbligazione a 100 anni con un tasso di appena il 2,5%, si è calcolato che sarebbe di un punto percentuale inferiore al rendimento medio del debito del Tesoro italiano a 10 anni negli ultimi 20 anni – e circa lo stesso del rendimento medio del suo debito a 3 anni in quel periodo.

Il guadagno inaspettato derivante dal blocco di questi tassi bassi attira l’attenzione. Se i rendimenti dei Btp restassero dove sono oggi, si calcola che l’Italia potrebbe risparmiare circa 41 miliardi di euro nella gestione dei 341 miliardi di euro di rifinanziamento del debito previsti per quest’anno.

E’ un’opportunità che il Paese non può permettersi di ignorare. Soprattutto in un periodo come questo. L’appetito per il debito ultra lungo è ancora scarso da parte del retail ma rimane alto da parte dei fondi pensione e assicurativi.

Ma l’Italia non è l’Austria, almeno non per le agenzie di rating del credito che la identificano come BBB. E la volatilità della duration lunga è da tenere in forte considerazione. Un aumento di 20 punti base del rendimento di quell’obbligazione austriaca 2117 equivale a un calo del 12% del suo prezzo.

Tuttavia, data l’improvvisa calma politica, le esigenze legate alla pandemia e il fermo impegno della BCE a tutelarne il debito pubblico, per l’Italia potrebbe rappresentare l’attimo colto al tempo giusto e trasformarsi in un tassello importante nella lotta alla ristrutturazione di un debito che, altrimenti, rischia di essere sempre più fuori controllo.