Economista e accademico italiano, Federico Caffè fu uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana in Italia, uno dei maestri dell’attuale Premier incaricato Mario Draghi. Attorno alla sua scomparsa si è creato un vero e proprio mistero visto che il professore sparì completamente nel nulla nel 1987. La dichiarazione di morte presunta venne emessa nel 1998.
Quello che ci sorprese è che Caffè si era allontanato da casa senza portare via nulla sulla scrivania vennero ritrovati gli occhiali da vista, le chiavi di casa e l’orologio. Impossibile ipotizzare che si era potuto allontanare di molto da casa, per questo lo si cercò soprattutto nell’area vastissima del parco”.
Così all’Agi Antonio Del Greco che negli anni della scomparsa di Caffè anni dirigeva, da funzionario di polizia, la settima sezione della squadra mobile della Questura di Roma
Federico Caffè: chi è il maestro di Mario Draghi
Nato a Pescara, figlio di una famiglia di modeste condizioni economiche, Caffè si era laureato con lode alla Sapienza in Scienze economiche e Commerciali. Allievo di Guglielmo Masci e Gustavo Del Vecchio, studiò alla London School of Economics a Londra, e lavorò alla Banca d’Italia prima di insegnare a Messina, Bologna e all’Università di Roma fino alla pensione. Fu anche attivo nell’editoria, per Laterza, e nel giornalismo, soprattutto per Il Messaggero e Il Manifesto.
Da sempre attento al tema del welfare, divulgatore del pensiero degli economisti svedesi, profondo conoscitore delle politiche di John Maynard Keynes. Era definito infatti “il più keynesiano degli economisti italiani”.
Docente di Politica economica e finanziaria della facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza, Federico Caffè ha formato generazioni di economisti e manager del nostro Paese ed è stato sotto i suoi insegnamenti anche l’attuale presidente del Consiglio Draghi con cui si formerà fino a laurearsi nel 1970.
“Contro gli incappucciati della finanza” è il saggio di Federico Caffé, ripreso da Gianluigi Paragone, ex M5S, ora senatore del gruppo Misto, rivolgendosi al premier Mario Draghi nell’Aula del Senato, poco prima del voto sulla fiducia al governo.