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(WSI) – La dinamica molto positiva delle vendite di auto del gruppo Fiat – in marzo +18 per cento in un mercato in crescita dell’8,6 per cento – ha generato un recupero del valore delle azioni, a quota 10,796, superiore di uno 0,5 al prezzo del prestito convertibile delle banche, che era 10,28 euro. Alcuni analisti scommettono ora su 13 euro.
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Infatti il mercato italiano dell’auto è in forte recupero e ciò si collega alla ripresa europea. Lo spazio si amplia per tutte le case automobilistiche e la loro concorrenza diventa un po’ meno dura, anche se, comunque, in Europa (ma anche negli Stati Uniti) in questo settore vi è una notevole capacità produttiva in eccesso. La Fiat, per la prima volta da parecchio tempo, realizza un aumento di vendite molto superiore alla media, recuperando una quota del mercato, il 30,6 per cento, che fino a ieri appariva come un mero ricordo del passato.
Nell’ascesa del titolo Fiat sopra il prezzo del “convertendo” pertanto ci sono serie ragioni economiche. Le banche che hanno tenuto le azioni, derivanti dalla conversione del prestito, adesso ottengono una plusvalenza, che può non essere effimera e può aumentare. Mentre quelle che hanno venduto le azioni Fiat, quando hanno scoperto che la conversione non dava loro accesso al controllo dell’impresa (soggetto peraltro ad autorizzazione della Banca d’Italia), debbono registrare una cospicua minusvalenza.
Non è detto però che la quotazione di 10,796 sia stata raggiunta solo a causa di valutazioni del mercato. Infatti si sa che il vertice di comando della Fiat, che fa capo al gruppo Agnelli, sta riducendo la catena di controllo, fra IFI, IFIL e altre società o scatole cinesi che le attorniano. E che non sono tutte note, date le complesse diramazioni internazionali e l’elusività della nozione di società controllata. Le operazioni riguardanti questa galassia possono avere influenzato le quotazioni e potrebbero farlo anche in seguito. Sarà bene che il gruppo, questa volta, dia informazioni ispirate a principi di trasparenza. Diversamente si potrebbe pensare che esso mescoli il sacro (i diritti dell’azionista) col profano (le operazioni lucrose di chi ha informazioni privilegiate). Le giustificazioni questa volta non sarebbero credibili.
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