Editoriali

Tra cicale e formiche vince chi sa investire

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Come si possa essere cicale e formiche allo stesso tempo è difficile spiegarlo, ma per noi italiani questa descrizione calza a  pennello. Siamo degli straordinari risparmiatori, cioè siamo capaci di sacrifici importanti pur di mettere da parte qualcosa, ma quando poi, all’atto pratico, quei risparmi siamo chiamati a trasformarli in investimenti produttivi, ecco che la nostra scarsa competenza nel settore diventa la nostra peggior nemica. L’ho scritto in quasi tutti i miei libri.
Purtroppo il nostro livello di educazione finanziaria è molto scarso.
Le motivazioni di questa nostra incompetenza sono di varia natura. Purtroppo è uno stato di fatto ed è uno stato di fatto che finisce per complicare il nostro presente, ma che finirà per condizionare soprattutto il nostro domani e quello dei nostri figli e nipoti in maniera particolare.
Avremmo necessità di occuparci di più e meglio dei nostri soldi, avremmo necessità di essere molto più educati finanziariamente. Ci impegniamo in modo straordinario quando abbiamo necessità di cambiare l’auto o il contratto del nostro cellulare, ma ci disinteressiamo spesso dei nostri risparmi e finiamo per gettar via tutti i sacrifici che stiamo facendo per accantonarli. Noi e le generazioni precedenti alla nostra siamo stati davvero molto bravi nel creare ricchezza.
Tuttavia negli ultimi anni abbiamo cominciato a segnare il passo, a non comprendere come migliorare la qualità dei nostri investimenti. Basta analizzare pochi numeri per comprendere come ci sia stato un cambio radicale nelle nostre capacità di far fruttare i nostri capitali.

Una storia esemplare

In Italia attualmente ci sono 4.366 miliardi di attività finanziarie (dato al 3o giugno 2020 fonte Abi). Alla stessa data di 4 anni prima erano 354 di meno. Ma se la differenza la facciamo sul 2017 ne troviamo soltanto 75 di meno, il che vuol dire che negli ultimi 3 anni la ricchezza italiana è cresciuta molto ma molto meno rispetto a quanto non avesse fatto in precedenza.

Proviamo a raccontare meglio e più semplicemente i fatti attraverso una piccola e simpatica storiella. Immaginate che al 30 giugno del 2018 s’incontrino un italiano, un francese, un tedesco, un inglese e un americano.
Alla stregua delle barzellette di quando eravamo bambini i cinque cominciano a confrontare le loro ricchezze: l’italiano dice di avere 4.288 miliardi, il francese 5.387 mld, il tedesco 6.060 mld, l’inglese 7.701 mld e l’americano 73.315 mld.

I cinque cominciano a litigare. Dopo qualche ora di discussione decidono di affidarsi a qualcuno che dall’esterno sia in grado di giudicare e riesca, con un pizzico d’imparzialità, a sbrogliare la matassa e a individuare il giusto vincitore tra le forze in campo. La scelta ricade su un contadino cinese.
Lontano dalla finanza, lontano dal dover rappresentare una delle nazionalità in competizione, era stato ritenuto sufficientemente distaccato per riuscire ad analizzare i numeri senza lasciarsi influenzare: sarebbe stato oggettivo e imparziale.

Il contadino prese con molta serietà il compito che gli era stato affidato. Prima di ogni altra cosa si fece pagare profumatamente per l’incarico che aveva ricevuto. Incontrò ciascuno dei contendenti privatamente, poi li riunì tutti per annunciare pubblicamente quali sarebbero state le sue deduzioni. Arrivò il giorno della convocazione.
Il contadino al centro della sala osservava il comportamento dei cinque che continuavano a discutere animatamente tra loro disinteressandosi di lui. In realtà, da quando lo avevano chiamato, lui aveva cambiato completamente il suo status.
Lo avevano fatto alloggiare in un albergo lussuosissimo. Aveva a disposizione qualunque cosa volesse.
Non solo. Ognuno dei cinque, pensando di “agevolare” la sua decisione, lo aveva riempito di doni e omaggi che lo avevano reso ricco. Insomma, il vero vincitore della contesa sembrava essere proprio lui, il contadino.

Così, mentre gli altri litigavano in attesa del suo giudizio, lui rideva sotto i baffi. Il cinese sembrò essere più alto rispetto al primo incontro. In realtà l’apparenza era dovuta alla sua nuova postura. La sua alimentazione era migliorata e ora sembrava essere completamente diverso dal timido contadino che era stato scelto per dirimere la querelle finanziaria.
L’uomo rimase in silenzio per un po’. Lo fece con sapienza e un po’ di furbizia. Si fece attendere, perché sapeva che l’attesa delle sue parole lo avrebbero posto in una condizione di maggior privilegio e vantaggio rispetto agli altri. Quindi, lasciato trascorrere qualche istante, parlò.

“Vorreste sapere chi di voi ha vinto? Chi di voi è il più ricco vero?!” disse.

Respirò profondamente, si prese un’altra lunghissima pausa, poi riprese:

“Ho deciso che… Ho deciso che nessuno di voi può considerarsi vincitore”.

A queste sue parole i cinque cominciarono  a protestare alzando la voce. Ma proprio mentre loro protestavano, il contadino alzò un braccio e immediatamente al suo gesto il gong suonò con forza riportando l’ordine nell’agone.

“Non ci può essere vincitore se non c’è stata gara”  – spiegò il contadino.

”Voi non eravate in competizione quindi quei numeri significano poco o nulla” – disse replicando alle polemiche di coloro che stavano ad ascoltarlo.

“La gara comincia ora. Durerà due anni. Ci rivedremo qui il 30 giugno del 2020. Vincerà chi sarà stato in grado di far crescere il proprio capitale più di quello degli altri. Attenzione, è logico che terrò conto delle percentuali di crescita del patrimonio e non del valore assoluto, così anche le differenze di popolazione e di potenziale non influenzeranno il risultato. Tra due anni sapremo chi avrà vinto la sfida”.

I cinque si guardarono. Poi accettarono di buon grado la sfida. Il cinese intanto sorrise soddisfatto. Lui avrebbe vinto comunque. Altri due anni di quella vita e sarebbe diventato più ricco di coloro che lo avevano assunto. Il 30 giugno del 2020 i 6 si ritrovarono, così come concordato. Non erano nella stessa sala come due anni prima.
Erano collegati attraverso dei computer. La pandemia scoppiata proprio nella regione da cui proveniva il contadino aveva cambiato le vite e le abitudini di tanti, anche le loro. Il cinese non era più in forma come due anni prima.
La ricchezza, gli agi, lo avevano indebolito. Soprattutto era stato toccato da vicino dal Covid-19. Aveva perso molti dei suoi cari e lui si era salvato solo per le cure straordinarie che aveva potuto ricevere grazie al ruolo di “Giudice della Grande Sfida” che gli era stato affidato. Ma era lì, pronto a testimoniare con i numeri, successi e insuccessi.

La classifica era sullo schermo del suo iPad

Non gli faceva piacere dover decretare la vittoria del suo interlocutore meno simpatico. Si consolò pensando che le cose sarebbero cambiate presto. Almeno era quello che si augurava. Cominciò dall’ultimo.
Era convinto che gli italiani avessero le potenzialità per far bene. Si meravigliò di vederli sul gradino più basso della graduatoria. Poi proprio perché si sentiva stanco, decise che non avrebbe esitato oltre e con un gesto della mano fece proiettare l’intera classifica sullo schermo dei partecipanti. Non aveva più voglia di perdere altro tempo.
Ciò che apparve sullo schermo dei cinque contendenti potete immaginarlo, anzi, non ne avete bisogno. Lo avete già visto nella tabella della pagina precedente.

Questi i numeri

Questa la storia. Questa la condizione di penalizzazione con cui è costretta a confrontarsi la popolazione italiana. I dati parlano chiaro ed esprimono condizioni di difficoltà tali da rendere quasi inutile il sacrificio fatto nella direzione del corretto uso dei risparmi. Una barzelletta? Purtroppo non c’è niente dia ridere.

Noi siamo quelli che sono meno capaci di rendere produttivi i nostri investimenti finanziari. Siamo quelli che riescono a essere al tempo stesso formiche e cicale. Incredibile no?!
Quello che davvero è incredibile è il valore che bruciamo. Bisogna comprendere che la differenza di crescita tra noi e quello che riescono a fare gli americani nello stesso periodo potrebbe farci star meglio anche in condizioni di difficoltà economiche come quelle che stiamo vivendo. Va detto che i nostri risparmi sono anche molto vessati dal punto di vista fiscale per cui a livello politico bisognerebbe ragionare in maniera diversa.
Se qualcuno leggesse i libri di economia probabilmente farebbe scelte e leggi migliori sul risparmio.

Non è un caso che Adam Smith, nel suo testo imprescindibile per l’economia La ricchezza delle Nazioni, abbia scritto: “L’esperienza dimostra che nella stragrande maggioranza dei casi la frugalità e la buona gestione sono sufficienti a compensare non solo la prodigalità e la cattiva gestione ma anche le spese stravaganti del governo”.

Incredibile pensando che si tratta di testi scritti nel 1700, in tempi decisamente lontani da quelli attuali, tempi in cui evidentemente tutto poteva essere, in qualche modo, riconducibile anche al nostro tempo.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia.