Inflazione: torna spettro rialzo dei prezzi in Germania, da dove arriva il pericolo
Mentre le economie mondiali combattono contro la pandemia da COVID, sui mercati riaffaccia il rischio di un ritorno dell’inflazione. Non in tutti i paesi, ma per certo lo spauracchio di un rialzo dei prezzi sta creando non poche preoccupazioni in Germania, dove gli ultimi dati hanno mostrato un rialzo deciso dell’inflazione.
I dati relativi a febbraio, diffusi ieri dall’ufficio di statistica Destatis, hanno ampiamente battute le attese e indicano un rialzo mensile dei prezzi al consumo dello 0,7% a febbraio. Un dato che porta l’inflazione annua all’1,3%. Il dato armonizzato mostra una crescita dello 0,6% mensile e dell’1,6% su anno.
Dati che si aggiungono alle stime arrivate qualche giorno fa dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, secondo cui non solo l’inflazione aumenterà in maniera sensibile nel corso del 2021 a causa della fine del ribasso temporaneo sull’Iva attuato lo scorso anno e alla nuova tassa sulle emissioni di CO2. Per il numero uno della Bundesbank, si potrebbe arrivare a fine 2021 “con un aumento dei prezzi fino al 3%, oltre il target del 2% della BCE.
Con queste percentuale, tra i tedeschi inizia a serpeggiare la paura di un boom dei prezzi che possa mettere a rischio i loro risparmi. Il timore è che possa ripetersi quello che è successo negli anni Venti dello scorso secolo, quando la Germania finì in iperinflazione.
Inflazione, rischi anche dagli Usa
Ma non è solo alla Germania che si guarda per un possibile un boom dei prezzi. Anche negli Stati Uniti il dibattito pubblico ha fatto emergere, per la prima volta in un decennio, qualche timore per una possibile ripresa dell’inflazione.
Il detonatore è stato il nuovo pacchetto di sostegno dell’economia proposto dall’amministrazione Biden, pari a 1,9 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, che in pratica raddoppia i sostegni appena erogati l’anno scorso, come evidenziato Olivier Blanchard, ex capo-economista dell’FMI.
Cosa faranno FED e BCE
Bisognerà ora capire come si muoveranno nei prossimi mesi la BCE e la FED. La seconda, tramite il numero uno Jerome Powell, ha già detto ai responsabili politici statunitensi che la politica monetaria Usa rimarrà invariata fino a quando non saranno compiuti progressi sostanziali sul mercato del lavoro negli Stati Uniti e, cosa ancora più importante, ha chiuso un occhio sulle crescenti pressioni inflazionistiche. Bisognerà, a questo punto, capire come si muoverà la BCE.