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(WSI) – Se la matematica è bellezza, Leonardo Pisano figlio di Bonacci è la sua musa. Passato alla storia come Fibonacci, la sua sequenza numerica è uno degli elementi chiave del “Codice Da Vinci”. Prima di Dan Brown vi si era ispirato Bela Bartok. E il protagonista dell´arte povera Mario Merz aveva riprodotto lungo la Mole Antonelliana la proverbiale “serie di Fibonacci”, la sequenza in cui l´ultimo numero è la somma dei due precedenti. Oggi, con l´ausilio di Internet, la progressione 0/1/1/2/3/5/8 diventa anche metro di poesia.
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Gregory Pincus, sceneggiatore americano, ha lanciato in rete un invito: scrivere poesie di sei versi con il numero di sillabe che coincide con la progressione di Fibonacci. “One / Small / Precise / Poetic / Spiraling mixture / Math plus poetry yelds the Fib” è l´invito rivolto all´inizio di aprile agli amanti di “Fib”, abbreviazione di Fibonacci. Alla “Piccola, precisa, poetica mistura a spirale in cui la matematica si somma alla poesia” hanno risposto in tanti e i frutti del matrimonio fra metrica e aritmetica appaiono ora sul blog gottabook.blogspot.com.
Al New York Times che ha recensito la sua passione, il 41enne Pincus ha raccontato che più di mille “Fib” (“frottola” in inglese) hanno raggiunto il suo blog. «Mi lusinga che la voce si sia sparsa rapidamente» ha commentato. Evidentemente non conosceva l´origine della sequenza Fibonacci. Il matematico pisano, vissuto a cavallo del 1200 fra mondo arabo e latino, introdusse in Europa le cosiddette cifre arabe, e poi prese a giocarci fino a chiedersi: «Quante coppie di conigli discendono in un anno da una coppia?». Per trovare il numero di conigli, è la risposta, «non si deve far altro che sommare il primo numero di coppie con il secondo, cioè 1 con 1. Poi il secondo con il terzo, il terzo con il quarto; e così si può continuare ordinatamente per infiniti mesi successivi». Non solo ai conigli, si applica questa regola, che può essere usata per disegnare spirali di conchiglie. E il rapporto fra l´ultima cifra e la precedente – il “numero aureo” che rimane costante lungo tutta la progressione – si ritrova negli Elementi di Euclide, nella ricostruzione del corpo umano di Leonardo da Vinci e nel “Modulor” dell´architetto Le Corbusier.
Dei Fib statunitensi di oggi si occupano casalinghe e madri di famiglia, che utilizzano la metrica fibonacciana per esprimere – ad esempio – il loro disappunto nei confronti dell´amministrazione Bush. Leonardo Pisano non se ne sarebbe adirato. La vita pratica era il suo pallino, e la sua opera principale, il Liber Abaci, è zeppa di calcoli su prestiti, tassi di conversione, vendite e baratti. Il limite di sei versi suggerito da Pincus non è comunque andato giù all´ingegnere informatico Suresh Venkatasubramanian, che ha deciso di avventurarsi nella progressione fino a 8 versi e 21 sillabe. Ma di Fibonacci è meglio non fidarsi. Per gli arditi ha in serbo infinite sorprese, come il suo “problema” che recita così: “Se 3 fosse 4, quanto sarebbe 5?”. La risposta esiste, ed è nel Liber Abaci.
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