L’articolo fa parte di un lungo dossier “Stargate, investire sul futuro” pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia.
di Ilaria Caprioglio
Uno dei tre assi strategici contenuti nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il rilancio dell’Italia è la digitalizzazione, che insieme all’innovazione rappresenta un passaggio imprescindibile al fine di migliorare la competitività dell’economia del Paese.
Nello specifico, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione garantirebbe efficienza e sburocratizzazione al servizio dei cittadini, attraverso uno snellimento delle procedure amministrative teso a garantire trasparenza, accessibilità e sicurezza. Le raccomandazioni annuali del Consiglio dell’Unione europea avevano peraltro già sollecitato l’Italia a rafforzare le azioni al fine di modernizzare la PA.
Pubblica amministrazione, modernizzare significa formare
Nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Italia è prevista la creazione di Poli tecnologici territoriali delle amministrazioni pubbliche (Pta) e il potenziamento del capitale umano attraverso un piano organico straordinario di assunzione di personale che garantisca le competenze professionali adeguate, e in seguito aggiornate, mediante una processo di formazione continua e permanente.
Senza la formazione di tutto il personale amministrativo, che ad oggi ha ancora una scarsa conoscenza degli strumenti digitali, si correrebbe il rischio di investire esclusivamente in risorse tecnologiche le quali, da sole, non sarebbero sufficienti a realizzare l’auspicata trasformazione digitale.
Presi di sorpresa
Il primo lockdown ha colto le amministrazioni comunali in una fase di attuazione ancora non ottimale del processo di digitalizzazione. Ad esempio nella città di cui sono sindaco, Savona, si era appena giunti alla digitalizzazione completa della gestione dei flussi documentali e degli atti amministrativi, oltre alla digitalizzazione di alcuni servizi ai cittadini: dallo sportello unico attività produttive allo sportello unico dell’edilizia, dai servizi di pagamento online tramite PagoPa per mense scolastiche, asili nido, sanzioni al Codice della strada, alle gare telematiche dematerializzate, dai calcoli per le imposte Imu e Tari alla prenotazione della carta di identità elettronica, fino a giungere all’anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). Un processo di digitalizzazione in itinere, partito dalle scrivanie virtuali, di cui durante il lockdown si è compresa la straordinaria valenza.
Davanti alla necessità di riorganizzare con la massima urgenza gli uffici in ottica di smart working, complice la mancanza delle conoscenze tecniche e degli strumenti tecnologici, il Centro elaborazione dati (Ced) è assurto a organo vitale dell’amministrazione comunale alle prese con le nuove modalità di lavoro: dagli sportelli virtuali per i cittadini ai consigli comunali o commissioni consiliari svolti da remoto è stata una corsa per tutti all’alfabetizzazione digitale.
Per i cittadini l’identità digitale Spid
Lo Spid è stata uno dei primi strumenti con cui familiarizzare a dicembre, dopo averla ottenuto spesso a seguito di lunghe code agli uffici postali anche per garantirsi i benefici del cashback nel periodo natalizio.
Il concetto di cittadinanza digitale è indicato nel Decreto ministeriale n. 35 del giugno 2020 come uno dei tre assi, insieme allo studio della Costituzione e allo sviluppo sostenibile, intorno a cui ruoterà l’educazione civica, ricompresa all’interno dell’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.
Al fine di conseguire alcuni dei target di questo obiettivo, quali la trasparenza nei rapporti fra le istituzioni e i cittadini o la partecipazione pubblica ai processi decisionali e al diritto di accesso, il decreto “Rilancio” ha istituito il nuovo Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, stanziando la cifra di 50 milioni di euro. Con tali risorse si intende consolidare il sistema dei supporti digitali pubblici ma, soprattutto, si persegue l’improcrastinabile necessità di colmare il divario digitale fra i cittadini tramite, ad esempio, la diffusione dell’identità e del domicilio digitale o delle firme elettroniche.
Il decreto ha inoltre modificato il Codice dell’amministrazione digitale (Cad) con la finalità di garantire al maggior numero dei cittadini l’accesso ai servizi erogati in rete, tramite la propria identità digitale. Si tratta di un passo avanti fondamentale verso l’alfabetizzazione digitale divenuta ormai imprescindibile per garantire a tutti il pieno godimento dei diritti universali e di cittadinanza.
Pubblica amministrazione, necessaria una visione strategica
La pandemia ha colto la maggior parte dei soggetti interessati non adeguatamente attrezzati e istruiti, ma questa emergenza ha permesso l’accelerazione di un processo di digitalizzazione che stentava a decollare a causa, forse, della volontà di non uscire dal perimetro della zona di conforto in cui ognuno, nella quotidianità, interagiva.
Tuttavia, la transizione digitale non può prescindere da una visione strategica di più ampio respiro che parta dalla definizione degli obiettivi verso i quali il progetto di miglioramento dei percorsi amministrativi dovrà tendere.
Infrastrutture digitali, formazione del personale, cyber security costituiscono i passaggi fondamentali ma solo dopo aver risposto a una domanda: l‘amministrazione pubblica così com’è strutturata sarà ancora valida? O si corre il rischio di digitalizzare una struttura organizzata secondo criteri superati? Nel trovare le risposte non si dovrà prescindere dall’obiettivo finale di tale processo: migliorare i servizi che la Pubblica Amministrazione deve fornire ai cittadini.