Banche: Parigi asso piglia tutto nel post Brexit? Chi si contende l’eredità di Londra
Banche: Parigi asso piglia tutto nel post Brexit? Chi si contende l’eredità di Londra
È una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi quella che si sta combattendo tra le capitali finanziarie europee, per accaparrarsi i banchieri in fuga da Londra dopo la Brexit. Da quasi cinque anni, ovvero dal referendum per la Brexit, è stata una gara a chi può stendere il tappeto rosso più spesso e confortevole per i banchieri e finanzieri a caccia di una sede fuori dal Regno Unito.
Un trend favorito dal fatto che mentre il divorzio tra Londra e l’Unione europea è entrato ufficialmente in vigore il 1° gennaio, nessun accordo è stato raggiunto per il comparto finanziario e per le banche. Ecco dunque che per continuare ad operare nell’UE, le istituzioni straniere sono costrette ad aprire sedi nell’Unione europea.
In questa battaglia ognuno sfodera cifre, la maggior parte delle quali non può essere verificata. Secondo quanto si legge in un articolo pubblicato sul quotidiano francese Le Monde, leader o no, Parigi sta davvero facendo la sua parte con alcune migliaia di banchieri di tutte le nazionalità hanno già abbandonato la capitale inglese per quella francese.
“Ovviamente, il Covid-19 ha rallentato alcuni movimenti, ma Parigi sta prendendo il sopravvento sugli altri centri finanziari dell’Unione Europea, con 4.000 posti di lavoro diretti creati”, ha spiegato Arnaud de Bresson, delegato generale di Paris Europlace, la lobby del mercato parigino. “Possiamo quindi aspettarci un guadagno di circa 15.000 posti di lavoro per il mercato parigino entro il 2022, tenendo conto dei posti di lavoro indiretti: avvocati, revisione contabile, informatica o anche ristoranti. ”
Di fronte ai 4.000 posti di lavoro rivendicati dalla Francia, Francoforte sostiene di averne attratti 4.000, mentre stima che Parigi ne conta solo 2.500. Il Lussemburgo ne rivendica 3.000, Amsterdam “non più di 2.000″.
Si tratta di numeri forse un po’ più alti rispetto agli annunci ufficiali: si parla di diecimila posti di lavoro che hanno lasciato la capitale britannica. Ma al di sotto delle stime realizzate dopo il referendum sulla Brexit del 2016 che parlavano di 35.000 posti di lavoro
Intanto Londra perde appeal
Dal 2016, anno del referendum per la Brexit al 2020, complice anche la crisi causata dalla pandemia di Covid, si è assistito ad un dimezzamento dei nuovi posti di lavoro disponibili. I gruppi finanziari hanno pubblicizzato 16.335 nuovi ruoli lo scorso anno, con un calo del 49% rispetto all’anno precedente, ai minimi dal 2015, secondo i dati della società Morgan McKinley.
“La Brexit da sola sarebbe stata già bastata”, ha affermato Hakan Enver, amministratore delegato di Morgan McKinley’s U.K. business. “Tuttavia, la città ha dovuto affrontare i problemi legati alla pandemia globale e il potenziale sconvolgimento del cambio di leadership negli Stati Uniti”.
Banche: Parigi sta prendendo il sopravvento nella Ue
Anche l’industria finanziaria britannica, che per molto tempo è stata il più importante e il più grande centro di negoziazione di titoli in Europa, sta risentendo delle conseguenze di Brexit. Praticamente da un giorno all’altro, il trading azionario si è spostato nell’Europa continentale, in particolare ad Amsterdam e Parigi, mentre il trading di derivati è in larga parte migrato a New York.
Secondo New Financial, un think tank con sede a Londra e quindi in teoria neutrale, la Francia è diventata la prima sede dei mercati dei capitali dell’UE post-Brexit, con una quota del 23,5%, davanti alla Germania al 20%.
“Per le grandi banche, la battaglia è davvero tra Parigi e Francoforte”, riconosce Guus Warringa della Fondazione Capital Amsterdam, la lobby della capitale olandese.