Gli indici non sono riusciti a trovare la via dei rialzi neanche nell’ultima seduta, caratterizzata da contrastati dati macro e un sell-off nel comparto delle commodities. Il Dow Jones, che con il ribasso odierno ha cancellato interamente i guadagni da inizio anno, ha ceduto lo 0.80% chiudendo a 10706, l’S&P500 e’ arretrato dell’1.03% a 1223, il Nasdaq ha ceduto lo 0.90% a 2072.
Il fatto che l’inflazione continui a mostrare segnali di accelerazione mette la Fed con le spalle al muro, poiche’ costretta a proseguire sulle street creditize avviate due anni fa. Le prospettive di futuri rialzi dei tassi d’interesse allarmano gli investitori sull’outlook economico, la cui crescita potrebbe rallentare a causa di un appannamento degli utili aziendali, causato dall’aumento del costo del denaro.
Bernanke & Co si riuniranno nuovamente per decidere sulla politica monetaria il 28 e il 29 giugno. I futures sui fed funds indicano al momento una percentuale pari al 90% che la Banca Centrale ritocchi al rialzo di un quarto di punto percentuale i tassi a breve, portandoli al 5.25%.
Gli ultimi dati macroeconomici hanno evidenziato un progresso dell’inflazione “core”, seguita da vicino dalla Fed. Nel mese di maggio i prezzi alla produzione sono cresciuti dello 0.2% contro le attese dello 0.4%. La versione depurata delle componenti piu’ volatili, quali cibo ed energeia, quella “core” appunto, e’ risultata in aumento dello 0.3%, battendo le stime degli analisti (+0.2%).
Tra gli altri dati economici va segnalato l’incremento inferiore alle attese delle scorte di magazzino (0.4% contro lo 0.6%) e l’aumento dello 0.1% delle vendite al dettaglio, sostanzialmente in linea con il consensus del mercato.
Oltre all’azionario, a soffrire e’ anche il comparto energetico e quello dei metalli preziosi. I futures con scadenza luglio sul petrolio sono arretrati di $1.80 a $68.56, chiudendo per la prima volta in due mesi sotto la soglia dei $69.
Con l’indebolimento di intensita’ dell’uragano Alberto, che tra l’altro ha anche risparmiato la zona del Golfo del Messico in cui sono dislocate numerose piattaforme petrolifere, i trader hanno concentrato l’attenzione sul dato delle scorte che verra’ rilasciato mercoledi’. Le stime sono per un nuovo aumento delle riserve, che dovrebbero confermare un livello di benzina sufficiente a soddisfare la richiesta estiva.
In netto calo anche i metalli. I futures con scadenza agosto sull’oro sono arretrati di $44.50 a $556.80 l’oncia segnando la peggiore performance
giornaliera di oltre 15 anni, l’argento ha ceduto $1.44 a $9.63. Alcuni esperti hanno avanzato l’ipotesi che il mercato bull sul comparto si sia “ufficialmente concluso”.
Il sell-off ha trascinato al ribasso i titoli del settore, tra cui il gigante dell’alluminio Alcoa, arretrato di circa il 3%. All’interno del Dow Jones a mettere a segno la migliore performance e’ stato Intel. Bene anche Merck, grazie all’efficacia del Januvia, farmaco attivo contro il diabete, e AT&T. Gli altri maggiori ribassi sono stati registrati da Exxon Mobil, McDonald’s e JP Morgan.
Nel comparto finanziario, stessa sorte di Lehman Brothers per la concorrente Goldman Sachs che, nonostante la brillante trimestrale, ha visto il titolo scendere a causa dei commenti del CFO del gruppo legati ai risultati futuri.
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Sul valutario, l’euro ha esteso le perdite rispetto al dollaro, scivolando ai minimi di sette settimane. Nel tardo pomeriggio di martedi’ a New York il cambio tra le due valute e’ di 1.2540. In rialzo, infine, i titoli di Stato. Il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.961 dal 4.987% di lunedi’.
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Il mercato continua a essere depresso dalle prospettive di ulteriori rialzi del costo del denaro che si sono pian piano affermati nei giorni scorsi in base ai dati che segnalavano un surriscaldamento dei prezzi. I timori sono stati sostanziati anche in giornata dal dato superiore alle attese dei prezzi alla produzione a maggio, saliti dello 0,3% nel dato ‘core’, al netto cioé di alimentari ed energia, contro le attese dello 0,2%. Per gli analisti, tuttavia, il mercato guarda soprattutto al dato di domani, ovvero all’indice dei prezzi al consumo, che risulterà chiave nell’orientare le prossime mosse della Federal Reserve nella riunione di fine mese.
Proprio i timori tassi hanno portato i listini a chinare la testa nelle ultime settimane e a farli scendere ai minimi dell’anno: il Dow Jones ha ceduto più del 7% da metà maggio, il Nasdaq ha lasciato sul terreno quasi il 13% e lo S&P 500 è scivolato di oltre il 5% dai suoi massimi di maggio. Guardando all’andamento dei singoli titoli, si segnalano i cali del comparto finanziario, affossato dai timori tassi e dai segnali di una frenata economica che inciderà su risparmi e investimenti: Goldman Sachs, malgrado la brillante trimestrale comunicata, con utili più che raddoppiati, cede il 3,97% (a 139,25 dollari).
Vanno giù anche i colossi petroliferi, in scia ai ribassi segnati dal greggio, attestatosi sotto i 69 dollari barile (a quota 68,65, -2,4%) ovvero ai minimi da tre settimane: Exxon Mobil perde il 2,73% (a 56,65 dollari) e Valero Energy cede il 3,01% (a 55,75 dollari). In luce, grazie a una trimestrale superiore alle attese, il colosso dell’elettronica Best Buy che guadagna il 5,43%, a 51,69 dollari. Sul Nasdaq si risolleva Intel (+1,54% a 17,12 dollari), nonostante il taglio sul target di prezzo del titolo effettuato da Prudential, mentre Microsoft inverte la rotta e vede il guadagno dello 0,9% trasformarsi in una perdita dello 0,92%, a 21,51 dollari. Si sgonfiano nel finale sia Ibm (-0,12% a 76,93 dollari) sia HP (-0,27% a 29,79 dollari).