Mercati con i fari puntati sulla riunione della BCE, in calendario oggi 22 aprile. Le attese sono per una conferma delle misure misure adottate a marzo. Niente rialzo dei tassi, dunque.
Mentre alcuni analisti scommettono su un possibile accelerazione del ritmo degli acquisti nell’ambito del programma di acquisto di emergenza pandemico (PEPP), sapendo che a giugno sarà rivisto in concomitanza delle previsioni economiche aggiornate.
È di questo avviso François Rimeu, senior strategist di La Française AM, che in una nota sottolinea:
“Le condizioni finanziarie non si sono inasprite rispetto all’ultima riunione, ma il consiglio generale guarderà con attenzione lo studio sui prestiti bancari che sarà pubblicato il 20 aprile” spiega l’esperto aggiungendo che: “Christine Lagarde manterrà un tono molto accomodante a causa delle deboli prospettive a medio termine per l’inflazione, nonostante l’aumento delle pressioni a breve termine. Per mantenere un ampio consenso all’interno del board, è probabile che ponga l’accento sulla flessibilità del PEPP se le condizioni finanziarie dovessero cambiare significativamente nel prossimo futuro. Per quanto riguarda le prospettive economiche a breve termine, il consiglio generale manterrà probabilmente un tono cauto a causa degli alti tassi di contagio da COVID-19 e dei lockdown che ne seguono in diversi Paesi europei”.
Una tesi che trova d’accordo Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud Asset Management non si aspetta grandi sviluppi nella politica monetaria nella riunione di oggi: “È improbabile che la BCE annunci dei cambiamenti nella propria politica, verrà esaminata la sua comunicazione. In particolare, saranno monitorate le questioni relative al concetto di “condizioni di finanziamento favorevoli”, che sono rimaste sostanzialmente stabili dalla riunione di marzo. In effetti, i tassi a breve termine e le curve dei rendimenti dei titoli sovrani sono sostanzialmente invariati rispetto a sei settimane fa – ma sono leggermente più alti per i bond decennali”.
Bce, fari su PEPP e prestiti bancari
Se per la giornata odierna non sono attese decisioni politiche rilevanti, Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset Management, parte del gruppo Franklin Templeton, si aspetta chiarezza sul programma di acquisti di asset.
“La scorsa settimana il programma di acquisto lordo nell’ambito del PEPP si è impennato fino a raggiungere 28,4 miliardi, ma tenendo conto di 12,1 miliardi di rimborsi, il programma di acquisto netto è aumentato solo di recente. La maggior parte degli osservatori, e non solo gli operatori di mercato, probabilmente ritengono che il promesso “programma di acquisti a velocità significativamente più elevata” si riferisca agli acquisti netti, non lordi. Inoltre, se la BCE non ritornasse sui suoi passi nel corso della riunione di giugno, dovrebbe probabilmente affrontare anche la questione di una dotazione complessiva più elevata per il PEPP in quanto potrebbe esaurire le risorse prima del marzo 2022, una discussione piuttosto inopportuna” spiega Billmeier, aggiungendo che altro tema da affrontare è la questione del credito.
La BCE ha appena pubblicato i risultati dell’ultima indagine sui prestiti bancari per l’area euro. “I risultati sono, dal punto di vista della BCE, in qualche modo incoerenti con l’obiettivo di mantenere condizioni di finanziamento favorevoli in quanto la domanda di credito è diminuita e gli standard di credito dovrebbero inasprirsi.
Ci aspettiamo che Lagarde colleghi questo sviluppo un po’ preoccupante all’aumento degli acquisti, ma ci chiediamo se ciò non fosse già chiaramente visibile nel momento dell’ultima riunione. Quindi la domanda è se questi risultati richiedano misure aggiuntive e, in caso affermativo, quali siano gli ostacoli da superare per metterle in atto. Riteniamo che questi ostacoli siano ad un livello notevolmente elevato a questo punto” conclude Billmeier.
Banche verso una stretta dell’accesso al credito
Nel sondaggio pubblicato qualche giorno fa dalla Banca centrale europea emerge che le banche della zona euro hanno intenzione di restringere ulteriormente l’accesso al credito nel secondo trimestre, dato il proseguimento della recessione del blocco causata dalla pandemia.
Zavorrato da oltre un anno di lockdown, buona parte del settore dei servizi europeo sopravvive grazie a liquidità d’emergenza e la Bce teme che le banche potrebbero chiudere i rubinetti, costringendo le imprese a dichiarare bancarotta e danneggiando gravemente l’economia.
Gli standard di credito, o i criteri per l’approvazione dei prestiti, sono già stati ristretti per le aziende nel primo trimestre e le banche prevedono ulteriori restrizioni all’orizzonte, insieme a un possibile rimbalzo della domanda. Nel frattempo, è diminuita anche la domanda per i prestiti, con le imprese che rinviano gli investimenti mentre altre sopravvivono grazie a buffer di liquidità o sostegni diretti governativi.