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Riforma fiscale: legge delega entro luglio, come può cambiare l’Irpef

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Riforma fiscale: legge delega entro luglio, come può cambiare l’Irpef

Ci sono ancora pochi dettagli sulla riforma fiscale indicata da Draghi nel testo del recovery fund ma una data precisa. In base a quanto indicato nel testo del PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dà attuazione al Recovery Plan italiano) presentato in Parlamento il 26 aprile da Mario Draghi, il governo presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021 una legge di delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati.

La riforma dovrà centrale gli obiettivi chiesti dall’Europa: ridurre il peso sui redditi da lavoro e contrastare l’evasione. Tuttavia nel testo del Recovery Plan un “impegno” è preso solo per «un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale sul lavoro», senza scardinare i conti pubblici. Anzi, possibilmente autofinanziandola con la lotta all’evasione. Con la novità che stavolta si pensa di potenziarla attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale.

Nelle pagine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che affrontano il tema delle tasse per ora c’è questo. Non si arriva a un impegno all’alleggerimento delle aliquote dell’Irpef in senso specifico. Il governo dunque lascerà spazio al parlamento e soprattutto alla commissione di esperti, il compito di individuare modi e tempi di un intervento sull’Irpef, “preservando” la “progressività” del tributo, cioè la struttura a più aliquote e quindi escludendo la flat tax voluta da Matteo Salvini.

Irpef, per la riduzione due modelli allo studio

Ma quali sono i modelli di riforma su cui sta lavorando il governo?  La prima è quella della riduzione delle aliquote Irpef da 5 a tre, secondo una proposta portata dal MoVimento 5 Stelle. Lo schema con tre fasce prevede l’estensione dell’aliquota al 23% fino ai 25mila euro di reddito lordo annuo rispetto ai 15mila di oggi. Fino ai 55mila si passerebbe poi al 33% e oltre i 55mila al 43%. I redditi al di sopra del limite si avvantaggerebbero comunque della minore tassazione sugli scaglioni più bassi.

L’altro modello è quello dell’aliquota progressiva sull’esempio della Germania, sostenuto da Pd e LeU, che vedrebbe l’utilizzo di un algoritmo che calcolerebbe l’aliquota “personalizzata” per ciascun contribuente in base alla dichiarazione dei redditi. Anche il modello tedesco prevede l’esenzione per chi guadagna meno di 9168 euro l’anno e due scaglioni dal 14 al 24% e dal 24 al 42%.

Nessuna di queste proposte riscuote il consenso  del centrodestra, che invece ufficialmente continua a preferire la flat tax.

Secondo il quotidiano La Stampa,  il ministero dell’Economia e delle Finanze avrebbe portato avanti simulazioni sui entrambi i modelli, arrivando alla  conclusione che se entrambe avrebbero benefici sull’economia italiana, per tutte e due servirebbe stanziare dieci o undici miliardi.