Grazie al sostegno economico profuso dagli stati europei, gran parte delle insolvenze aziendali che sarebbero emerse durante la pandemia sono rimaste sopite. A partire dal marzo 2020 le imprese che hanno dichiarato lo stato di insolvenza si sono ridotte a livelli anomali, che si sono mantenuti tali fino ad ora. Ma la calma è solo apparente: il ritorno alla normalità potrebbe far scomparire numerose imprese, con conseguenze significative per l’economia. E’ quanto scrive lo European Systemic Risk Board nel suo ultimo report su quelle che potrebbero essere le conseguenze delle interruzioni dei sostegni “a pioggia” per il tessuto produttivo. Si calcola che in Europa i governi abbiano speso 1.500 miliardi di euro per scongiurare il rischio dei fallimenti in massa, fra ristori, garanzie e moratorie sui prestiti. Le imprese europee avrebbero ricevuto complessivamente 435 miliardi di euro di prestiti con garanzie statali, dei quali 289 miliardi di euro erano ancora in essere nel terzo trimestre dello scorso anno.
Secondo l’ente europeo presieduto da Christine Lagarde e che si occupa di monitorare i rischi per la stabilità finanziaria quello che potrebbe accadere dopo il ritiro dei sostegni alle imprese potrebbe assumere l’aspetto di uno “tsunami”:
“Nello scenario peggiore, le insolvenze posticipate si materializzerebbero improvvisamente e innescherebbero una dinamica recessiva, causando potenzialmente ulteriori insolvenze”, con le prevedibili conseguenze per l’economia, ma anche per le banche esposte alle aziende incapaci di onorare i propri debiti. “In questo caso, l’attuale basso tasso di insolvenze sarebbe simile al mare in ritirata prima di uno tsunami“, ha proseguito l’Esrb. Per prevenire che questo si verifichi sarebbe necessario che le imprese “non uscissero dalla crisi con un carico di debiti che ne causerebbe il fallimento” e che dunque siano messe nella condizione “di adattarsi ai perduranti cambiamenti che seguiranno alla crisi”.
Controproducente sostenere “imprese zombie”
Fra i suggerimenti che l’Esrb ha indirizzato ai governi c’è anche quello di evitare il sostegno “ad imprese zombie”, destinate comunque a cadere, “poiché ciò potrebbe rallentare la ripresa post-Covid”. Insomma, le politiche di sostegno più mirato sarebbero comunque le più efficaci – e a favore di queste ultime si era già espresso il premier Mario Draghi nel suo discorso di insediamento.