Società

BERLUSCONI
NON CREDE
ALLA SPALLATA

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(WSI) –
«Se ci sarà la vittoria del sì, Prodi non cadrà. Rimarrà al suo posto. Questo governo cadrà sull´economia e sulla politica estera». Ormai da settimane Silvio Berlusconi si era convinto che il referendum sulla devolution non sarebbe stato il grimaldello per far saltare l´esecutivo dell´Unione. L´impegno nella campagna referendaria si è concentrato più sul merito della riforma che sulle conseguenze politiche.

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Naturalmente, l´ex premier sa anche che la vittoria del sì sarebbe comunque un colpo all´immagine della coalizione prodiana. «Di sicuro – va ripetendo da giorni – sarebbe un segnale chiaro per Prodi». Ma non di più: «In questo momento nessuno dei suoi alleati si assumerebbe la responsabilità di far precipitare tutto». In questa ottica, lo sforzo di Forza Italia è stato il minimo indispensabile. Il minimo per difendere una riforma votata dal centrodestra. Il minimo per non irritare l´alleato «più leale», ossia la Lega. La difficoltà del Carroccio, i rischi che la sconfitta referendaria possa determinare dinamiche imprevedibili tra i lumbard, hanno messo in agitazione da tempo il Cavaliere. Il quale, infatti, non si stanca di prospettare un´intesa più stretta, di ordine federativo, tra i leghisti e i forzisti. Oggi sarà a Milano a votare per la conferma della riforma e poi domani aspetterà i risultati ad Arcore.

Insomma, questo referendum è l´ultima cambiale da pagare alla Lega e Berlusconi ha evitato accuratamente di legare la consultazione alla sorte del governo. Semmai, il vero bivio per capire quale strada imboccherà la legislatura, secondo Via del Plebiscito, ci sarà in autunno. Quando l´esecutivo sarà chiamato a varare la Finanziaria 2007. Quello, per l´ex premier, è il momento in cui il Professore potrà davvero vacillare. «Noi – è stato il ragionamento svolto a più riprese con i suoi – dobbiamo prepararci per quella fase. Dobbiamo rimanere compatti per far emergere le contraddizioni della sinistra».

La parola d´ordine, dunque, è evitare qualsiasi concessione all´Unione. Non offrire alcun alibi perché parti della Cdl si offrano come «stampella» del centrosinistra. Secondo il Cavaliere, quando Prodi e Padoa Schioppa inizieranno a «tagliare e imporre tasse», nel governo «scoppierà il putiferio». E a quel punto «noi dobbiamo cogliere tutte le occasioni per metterli in crisi e poi decidere il da farsi». Anche perché, è l´auspicio che molti coltivano nel centrodestra, potrebbe essere proprio il ministro dell´Economia ad aprire le danze.

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