Economia

Banche, Usa e Europa divise: smartworking o ritorno in ufficio?

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Continuare con lo smart working o far tornare i dipendenti delle banche sul posto di lavoro a breve? Una domanda che sembra aver spaccato in due il settore bancario sulle  sponde dell’Atlantico con alcuni dirigenti statunitensi che chiedono un rapido ritorno alla normalità pre-pandemica mentre molte delle loro controparti europee adottano un approccio più prudente.

Con la curva dei contagi in declino, Goldman SachsJp Morgan hanno chiaramente fatto capire che per loro l’epoca del lavoro da casa è finita. E che, la maggior parte dei dipendenti delle grandi banche lavora da casa dall’inizio della pandemia e cioè dai primi mesi del 2020, già dal prossimo mese tornerà ai loro desk.

L’amministratore delegato di Goldman, David Solomon, ha scritto una lettera al personale, pubblicata dalla CNBC, in cui ufficialmente chiede che negli Stati Uniti “coloro che non l’hanno ancora fatto si organizzino per essere in grado di tornare in ufficio entro lunedì 14 giugno”.

Dello stesso parere l’a.d. di Jp Morgan, Jamie Dimon, che la scorsa settimana si è lanciato in un’appassionata difesa del ritorno al posto di lavoro, dichiarando che si è detto stufo delle riunioni via Zoom e ha osservato che la maggiore flessibilità consentita ai dipendenti che lavorano da casa part-time va bene ma non può sostituire la presenza in ufficio. “Sto per annullare tutte le mie riunioni Zoom – ha detto Dimon in un’intervista al Wall Street Journal – Mi hanno stufato”.

Banche: approccio più positivo allo smart-working

Tutt’altra musica in Europa, dove il ritorno in ufficio è visto con estrema cautela e in una prospettiva meno rigida.

Il numero uno di Société Générale, Frédéric Oudéa, ha spiegato che, a suo avviso, pensare che successo va a braccetto con l’idea di trascorrere 22 ore al giorno sul posto di lavoro è un concetto obsoleto. SocGen ha inoltre firmato un accordo con i sindacati per consentire a tutti i dipendenti francesi di lavorare a casa tre giorni alla settimana anche dopo la fine dell’emergenza pandemica. Oudéa ha in programma di implementare questa politica a livello globale e ha affermato che potrebbe dargli un vantaggio di reclutamento per le “competenze più giovani” che “non vedono il mondo con lo stesso approccio di di due anni fa”.

Sulla stessa linea, il CEO di HSBC Noel Quinn che, lo scorso febbraio aveva confermato che l’istituto britannico ridurrà del 40% la metratura dei suoi uffici, sottolineando che il modo in cui la banca lavora “sarà molto diverso”, una volta finita la pandemia. L’obiettivo, soltanto per il 2021, è ridurre del 20% lo spazio occupato in uffici e il budget per i viaggi di lavoro sarà dimezzato. E su questo Hsbc fa sul serio. Ne sanno qualcosa i top manager della sede londinese che hanno dovuto rinunciare ai loro uffici per fare spazio ad ambienti comuni.