Sui principali listini internazionali le vendite si sono fatte più marcate dopo l’avvio negativo di Wall Street.
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib lascia sul terreno il 2,3% mentre a Francoforte il Dax segna un -2,5%. A New York il listino tecnologico Nasdaq arretra del 1,62% mentre l’indice S&P 500 cede l’1,5%.
Bitcoin in profondo rosso
Le vendite si concentrano soprattutto sulle criptovalute: il Bitcoin sta perdendo adesso quasi il 20% a poco più di 35.500 dollari, dopo avere toccato un minimo a 30.201 dollari. Male anche Ethereum che cede il 30% a 2315 dollari. In poco più di un mese il Bitcoin ha lasciato sul terreno il 50% del proprio valore dopo avere toccato un massimo storico a 64.000 dollari.
A questi livelli, il Bitcoin ha azzerato tutti i guadagni messi a segno da quando Tesla ha comunicato il suo investimento nel Bitcoin, per 1,5 miliardi di dollari. La notizia era emersa all’inizio di febbraio.
Deboli anche le principali materie prime con il Petrolio che arretra del 2,5% a 66,5 dollari.
Gli investitori rimangono in attesa delle minute della Federal Reserve che saranno rese note in giornata e dalle quali si potranno trarre indicazioni per le prossime mosse di politica monetaria. di Washington.
Bce: focus sui rischi sistemici
“Abbiamo iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel, anche se restano elemento di incertezza e di rischio per la stabilità finanziaria nel medio periodo”. Così il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, nella conferenza stampa di presentazione della Financial Stability Review questa mattina.
“A causa dell’impatto economico disomogeneo avuto dalla pandemia, i rischi per la stabilità finanziaria sono concentrati in settori e paesi specifici, spesso quelli con le maggiori vulnerabilità preesistenti. In particolare i paesi che hanno una struttura economica che si basa molto sui servizi come il turismo e l’ospitalità e in quest’ottica è fondamentale che continuino i progressi della campagna di vaccinazione”.
Per l’istituto di Francoforte, i rischi per la stabilità finanziaria, nella fase di uscita dalla terza ondata pandemica, “restano elevati” e potrebbero concentrarsi su alcuni Paesi dove le imprese sono più indebitate. Con la graduale rimozione delle misure di sostegno alle imprese – avverte la Bce nella Financial Stability Review – “non si possono escludere tassi d’insolvenza considerevolmente più alti rispetto a prima della pandemia, specialmente in alcuni Paesi. Ciò a suo volta può mettere sotto pressione gli emittenti sovrani e le banche che hanno fornito sostegno alle aziende durante la pandemia”.