Società

LA RITIRATA
DI VISCO

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(WSI) – Il viceministro alle Finanze Vincenzo Visco dopo una nuova caduta in borsa dei titoli immobiliari ha dichiarato che correggerà le nuove norme sulla tassazione delle vendite di immobili, in parte retroattive sino a otto anni. Il gettito del provvedimento è stato quantificato dal governo in 600 milioni di euro, mentre, secondo le società interessate, esse subiscono un onere di 30 miliardi. Visco intenderebbe rinunciare alla parte retroattiva, mentre manterrebbe la tassazione con l’imposta di registro al dieci per cento sul valore catastale per tutte le compravendite di immobili effettuate da parte delle società, da ora in poi, in luogo dell’Iva sul valore dichiarato nell’atto che vigeva sino al 30 giugno.

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In effetti, queste misure retroattive hanno generato grande sconcerto nel mercato perché possono portare al dissesto società che avendo agito sotto un diverso regime fiscale credevano di avere fatto buoni affari, mentre ora risultano in perdita. La retroattività dà la sensazione d’un fisco indifferente alle regole dello statuto del contribuente: proprio per salvaguardare i diritti di proprietà e iniziativa privata e il principio di capacità contributiva, la retroattività tributaria è vietata.

In parte il divario fra la stima del gettito da parte del fisco e quella dell’onere calcolato dalle stesse società colpite dalle nuove norme si spiega con l’anomalia di queste misure, che ha generato una caduta dei valori immobiliari non spiegabile per intero col nuovo peso fiscale. Infatti, al netto della parte retroattiva, il passaggio dall’Iva all’imposta di registro può dare al fisco 500 milioni annui.

Questi, capitalizzati al 2,5 per cento (rendimento medio degli immobili), comportano una riduzione del loro valore capitale di 20 miliardi. Gli altri dieci, persi secondo gli esperti del settore dalle società immobiliari, sono il costo della retroattività.

Riconoscere gli errori è meglio che perseverarvi. Ma un esponente del governo che, dopo essere partito con un atteggiamento punitivo, fa macchina indietro, a ciò costretto dalle reazioni del mercato alla sua politica tributaria, perde credibilità e non sarà facile recuperarla. Ne tenga conto l’opposizione che invece di prendersela con la parte fiscale del decreto, l’ha utilizzata per attaccare l’altra metà, quella che introduce misure di liberalizzazione.

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