Resta ancora tutto da decidere la riforma pensioni e di Quota 100. Mentre si avvicina la “scadenza” di Quota 100, che consente di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi, i sindacati chiedono al governo Draghi di aprire il prima possibile un tavolo per evitare lo scalone di cinque anni, che si vedrebbe a creare dal primo gennaio 2022 quando, di colpo, il pensionamento tornerebbe accessibile solo a partire dai 67 anni.
Nonostante in passato se ne fosse parlato, è completamente da escludere – lo ribadiscono tutti (governo, parti sociali, Inps) una mini-proroga di Quota 100, anche se fosse solo per i primi mesi del 2022.
Riforma pensioni, le proposte sul tavolo per i prossimi anni
Cosa succederà dal primo gennaio 2022? L’ipotesi più apprezzata dalle parti sociali è per ora Quota 41. Ipotesi che prevede la possibilità di pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi, per tutti i tipi di lavori. Scopri nel dettaglio cosa prevede (clicca qui)
Piace ai sindacati anche l’ipotesi Quota 92 ma solo per i lavori usuranti, che consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro al compimento di 64 anni con 38 anni di contributi. Nel dettaglio verrebbero abbassati di molto, in questo modo, gli anni di contribuzione tenendo conto delle difficoltà del mercato del lavoro e consentendo di uscire a 62 anni con 30 anni di contributi.
Nelle scorse settimane il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, e invita a ragionare sulla divisione della pensione in due quote: una contributiva che si può anticipare e una parte retributiva che si otterrebbe solo a 67 anni.
Il numero uno dell’Inps ha anche proposto un pensionamento anticipato sperimentale nel periodo post-pandemico per i cosiddetti “lavoratori fragili (es. i lavoratori immunodepressi e i pazienti oncologici). E’ una platea non particolarmente estesa, ha spiegato, che richiederebbe costi molto minori rispetto, ad esempio, a quota 100. Bisognerebbe poi rafforzare l’Ape socialeal momento prorogato solo fino al 2021.