Articolo di Vania Franceschelli, vice Presidente FECIF & Consulente Patrimoniale
Torna lo spettro di una riforma del catasto in seguito alla presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
C’è un passaggio nel documento che recita così:
«È necessario spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati».
Ed è proprio dietro la riforma catastale, della quale si parla da decenni, che si nasconde una nuova possibile stangata. Non ci sono ancora indiscrezioni o progetti ufficiali a riguardo, ma la riforma si incentrerà, con ogni probabilità, sulla modifica radicale dei criteri di determinazione del valore catastale imponibile della casa, che dovrebbe portare i valori fiscali più vicini a quelli reali, almeno ipoteticamente. In realtà la riforma del catasto, nella sua applicazione pratica ed operativa, potrebbe presentare più di qualche criticità e il rischio che queste portino ad un aumento delle tassazioni dirette e indirette sulla casa è una possibilità tutt’altro che remota.
L’attuale sistema di calcolo dei valori fiscali di una casa si basa sulle cosiddette rendite catastali, cioè il calcolo ipotetico di quanto si potrebbe trarre dall’eventuale canone di locazione dell’immobile. Buona parte di queste rendite sono state definite alla fine degli anni ottanta, prima dell’introduzione dell’Ici, prima, e dell’Imu poi. La superficie degli immobili che contribuisce al calcolo complessivo si basa sul numero di vani catastali e non sui metri quadrati (come avviene per gli immobili non residenziali). Di conseguenze la rendita catastale di un immobile di 50 mq con 4 vani è superiore di un immobile di 60mq di 3 vani.
Questo sistema logicamente comporta una “ingiustizia” di calcolo che va ad incidere sui proprietari. Da qui l’idea di una riforma che, se da un lato vorrebbe rendere più equo il catasto, dall’altro rischia di provocare solo un ulteriore aggravio sulle tasche degli italiani.
Nei fatti l’impianto della riforma prevede che:
- il valore patrimoniale medio sia stabilito in relazione al valore di mercato espresso in metri quadri;
- la rendita catastale (usata, ad esempio, per le imposte sui redditi) sia calcolata con metodologie analoghe a quelle per il valore patrimoniale, ma incentrate sul valore locativo espresso in mq.
Ciò che ne deriva, dunque, è la revisione dei valori ai fini delle imposte dirette e indirette in quanto le nuove rendite saranno quasi sempre più alte delle attuali, trasformandosi in un aumento delle tasse a carico dei proprietari. Per di più, in proporzione, l’aumento sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello delle attuali rendite.
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