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PODCAST: Monte dei Paschi: le ipotesi sul tavolo per il futuro della banca

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Lo slancio impresso alle azioni Monte dei Paschi dall’ipotesi “spezzatino” si è quasi interamente sgonfiato a quasi una settimana dal balzo del 18 maggio.

Nel frattempo, qualcosa di importante è accaduto sul fronte delle aggregazioni. Il Decreto Sostegni bis non ha prorogato gli incentivi fiscali alle operazioni di fusione fra gli istituti bancari, come invece molti osservatori si erano augurati. Intesa Sanpaolo ha valutato l’ultima versione del Dl come “piuttosto deludente sugli incentivi alle operazioni di M&A; in particolare”, hanno aggiunto gli analisti, “riteniamo possa scoraggiare le operazioni di M&A che coinvolgono tre banche, potenzialmente Unicredit-Mps-Banco Bpm, con conseguente potenziale riduzione del premio M&A per Banco Bpm”. Resta la speranza che “maggiori incentivi all’M&A, che restano essenziali per il settore, a nostro avviso, possano essere presentati in un futuro decreto”.

 

Per quanto riguarda la cessione della quota pubblica in Monte dei Paschi di Siena le (poche) certezze sono le seguenti. Il Mef attualmente detiene il 64,230%, una partecipazione che, dopo numerosi rinvii concordati con la Commissione europea, dovrà essere dismessa entro l’aprile del 2022 (anche se non può essere esclusa un’ulteriore proroga di qualche mese). Il ministero dell’Economia, lo ricordiamo, era entrato in possesso della quota in seguito a un’operazione di salvataggio condotta nel 2017 e costata 5,4 miliardi di euro.

Monte dei Paschi: la cessione a fondi di private equity

Lo scorso gennaio il ministero dell’Economia veva aperto una Data room gestita da Mediobanca in qualità di advisor, per la ricerca di nuovi potenziali acquirenti. Come comunicato dalla stessa banca senese a inizio maggio, il fondo di private equity Apollo, “che aveva inviato alla capogruppo una manifestazione di interesse non vincolante, dal mese di marzo ha accesso alla virtual data room“. Attualmente è l’unica società ad aver espresso una palese manifestazione d’interesse.

La soluzione strutturale

Attualmente, le principali soluzioni per completare l’uscita del Mef dal capitale di Montepaschi sono due.
La prima consiste in un’acquisizione da parte di un grande gruppo bancario, e qui solo Unicredit sembra l’unico nome realistico. L’acquisizione di Mps non aveva mai convinto l’ex ad della banca, Jean Pierre Mustier, che anche per questo avrebbe lasciato spazio al successore Andrea Orcel. Nel frattempo, anche l’ex ministro dell’Economia, ed ex deputato eletto a Siena, Pier Carlo Padoan ha assunto la presidenza del gruppo, come a rafforzare l’idea che tra Mps e Unicredit siano un affare combinato. Quella di un’acquisizione da parte di un gruppo bancario di peso è considerata la “soluzione strutturale”.

La mancata proroga sulle regole sulle Deferred tax asset (Dta), apportate tramite il Decreto Sostegni bis avrebbe, però, depotenziato un eventuale interessamento di Unicredit per MpsLa possibilità di trasformare le perdite fiscali in credito d’imposta in caso di fusione con la banca senese avrebbe prodotto un incentivo da 3,4 miliardi euro per la banca guidata da Orcel, ha scritto il Corriere della Sera.

La soluzione a “spezzatino”

La soluzione a “spezzatino”, che aveva preso spazio nelle cronache circa una settimana fa, circoscrive l’interesse di Unicredit alla sola porzione di Monte dei Paschi localizzata nel Nord-est e in Toscana. Orcel, stando a quanto pubblicato alcuni giorni fa da Repubblica, avrebbe dichiarato ad alcuni dirigenti del Tesoro la preferenza per una soluzione di questo tipo. Per Piazza Gae Aulenti, infatti, la rete della banca senese al Sud creerebbe sovrapposizioni con la rete dell’ex Banco di Sicilia, tali da provocare il superamento delle soglie Antitrust.

In quest’ultimo scenario ad acquisire la porzione meridionale del Monte dei Paschi sarebbe Mediocredito Centrale, banca pubblica partecipata al 100% da Invitalia. “Leggiamo sulla stampa che Mcc potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo per risolvere il caso”, aveva dichiarato Bernardo Mattarella, ad di Mcc, “noi abbiamo il mandato di concentrarci sul sistema creditizio e finanziario del Mezzogiorno e, qualora ci fosse bisogno, non potremmo non fare la nostra parte nell’ambito di un progetto industrialmente sostenibile con logiche, criteri e condizioni di mercato”