Nel corso degli ultimi 15 mesi i mercati finanziari hanno messo a segno uno dei rally più impressionanti della storia grazie a Criptovalute, inflazione e Wall Street. Per capire come muoverci in futuro abbiamo posto a Jack Janasiewicz strategist di Natixis Investment Managers le tre domande che tutti gli investitori si stanno facendo in questo momento proprio su questi tre mesi: criptovalute, inflazione e Wall Street.
L’incremento della volatilità che viene dalle criptovalute è un rischio per il mercato?
“Sembra che il Bitcoin si stia comportando negli ultimi tempi come un vero e proprio indicatore della propensione al rischio. Dal nostro punto di vista molti di questi temi sono reciprocamente collegati: ad esempio il Bitcoin può essere usato per comprare una Tesla e Tesla sta investendo in Bitcoin. E molti degli appassionati di criptovalute sono investitori in temi che si sovrappongono come gli NFT (non fungiblle token) e le aziende tecnologiche innovative. Quindi non è sorprendente vedere alcuni di questi mercati muoversi in tandem. La volatilità all’interno dello spazio cripto non è certamente sorprendente data la leva che viene offerta a molti investitori attraverso le loro piattaforme di trading.
Queste mini correzioni a cui stiamo assistendo portano sicuramente a margin call che vedono le vendite incrementare a loro volta ulteriori vendite, portando ad un incremento della volatilità. Ma il punto chiave è che la leva finanziaria incorporata nel mercato delle criptovalute non è pervasiva e sistemica. Da un lato gli investitori retail possono aver sovraccaricato questi investimenti, ma la loro leva non è al centro del sistema bancario.
Quindi, ci aspettiamo che la volatilità all’interno di questo spazio rimanga in qualche modo confinata, non rappresentando di fatto un rischio più ampio per i mercati globali né per il sistema bancario”.
Qual è la prospettiva per il mercato Usa e quali i principali rischi?
“Continuiamo ad essere ottimisti per la seconda metà dell’anno. Prendiamo nota delle correzioni in corso che abbiamo visto durante il primo trimestre: tech, growth, energy e small cap hanno tutti visto segnalato perdite ci circa il 10% o più.
Più recentemente, alcune delle aree più speculative del mercato hanno subito alcune pressioni: SPAC, IPO, criptovalute, innovation tech e commodities. Nonostante queste correzioni, l’S&P500 continua a mantenersi ai massimi di sempre o quasi. Le rotazioni sono la linfa vitale delle fasi bullish di un mercato e questo è esattamente ciò che stiamo vedendo.
Il contesto rimane favorevole – le politiche monetaria e fiscale rimangono accomodanti, le condizioni finanziarie allentate, la pandemia sta scivolando alle nostre spalle ed i fondi del mercato monetario sono gonfi di cash.
Pensiamo ancora che i ciclici continuino a funzionare nel breve periodo, mentre la riapertura dell’economia continua a prendere slancio. Ci saranno certamente delle battute d’arresto durante questa fase: dopo una chiusura come quella che abbiamo sperimentato, non dobbiamo aspettarci che basterà girare un interruttore per riportare tutto alla normalità. Ma la traiettoria si sta muovendo nella giusta direzione.
Siamo prossimi ad un picco di crescita? Si tratta più che altro di picco di slancio: non dovremmo confondere le due cose. Il livello assoluto di crescita rimarrà comunque robusto. Certo, l’inflazione potrebbe certamente rivelarsi più forte e persistente di quanto ci aspettiamo. Questo non è il nostro scenario di base, ma non possiamo non considerarne il rischio. Tuttavia, continuiamo a concentrarci sulla forward guidance della FED come principale rischio.
Il mercato è in disaccordo con la Fed e non vuole credere o dare per assodato il nuovo schema dell’Average Inflation Targeting. Per questo motivo, la comunicazione della Fed rimane cruciale in quanto dovrà gestire le aspettative del mercato per quanto riguarda tempistica e ritmo della rimozione degli allentamenti in futuro. In caso di errore, è probabile che il mercato reagisca in modo eccessivo al ribasso creando un rischio che continuiamo a monitorare attentamente”.
C’è troppo rumore intorno all’inflazione?
“Potremmo dire il focus dei mercati oggi si stia concentrando sulla paura della paura. L’elemento più importante è ciò che è attualmente già scontato ai livelli attuali. Quando guardiamo i dati sull’inflazione di qualche settimana fa negli Stati Uniti, notiamo che i Treasuries hanno avuto una reazione piuttosto contenuta. Il rendimento del benchmark a 10 anni non è riuscito a mettere tra parentesi i valori di riferimento alla fine di marzo e ancora oggi ci troviamo ampiamente al di sotto di quel livello. E se guardiamo ai mercati meno core, come al segmento delle materie prime ad esempio, stiamo registrando flessioni tra i principali metalli industriali e di base.
Tutto ciò ci porta a interrogarci su quanto della corsa al rialzo delle materie prime nel complesso, che ha contribuito ad alimentare la narrazione della paura della paura, discendeva da una domanda reale rispetto ad una speculazione che ruota intorno al trend stesso dell’inflazione. I player del mercato finanziario stavano comprando le materie prime come pura copertura dell’inflazione? Se registriamo un po’ di debolezza in quel segmento, ciò indica certamente che parte di quella narrativa sull’inflazione si stia sgonfiando.
Combinando la debolezza delle materie prime con un rendimento del Treasury all’interno del range di riferimento si può certamente affermare che la paura dell’inflazione può essere scontata ai livelli attuali e che sarà quindi necessario un peggioramento del contesto di inflazione per spostare l’ago della bilancia. Forse, l’apice del sentimento della paura della paura, lo abbiamo già sperimentato”.
Grazie dott. Janasiewicz, adesso ne sappiamo qualcosa di più su criptovalute, inflazione e Wall Street.