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INVESTIMENTI: CONSIGLI
PER AGOSTO

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*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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(WSI) –
L’andamento dei mercati finanziari negli ultimi giorni è stato decisamente colpito dal dato relativo al calo del Prodotto Interno Lordo negli Stati Uniti. La crescita dell’economia nel secondo trimestre 2005 nel Nuovo Mondo si è arrestata al 2.5%, ben al di sotto del 3% atteso dagli esperti e del +5.6% registrato nei primi tre mesi dell’anno. Già nelle precedenti ottave erano stati parecchi i dati macroeconomici che avevano preannunciato tale rallentamento, ma i mercati sembrano essere stati davvero sorpresi dalla cosa: guardando ad esempio al comparto obbligazionario è possibile notare come per la prima volta da giugno i rendimenti impliciti del decennale governativo americano siano tornati sotto la soglia del 5%.

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L’indebolimento della crescita economica, che pure nel brevissimo termine è una buona notizia per i mercati finanziari, potrebbe rappresentare un problema nel medio termine. Il calo infatti dipende da un netto indebolimento della domanda, non solo per quanto riguarda quella delle famiglie e dei consumatori esteri, ma anche della domanda delle aziende. Meno investimenti, infatti, significa da un lato meno possibilità di crescita futura, e dall’altro che le stesse imprese manifatturiere anticipano la recessione.

Il dato sugli ordini per i beni durevoli evidenzia un +3.1% in giugno, in netta crescita rispetto al +0.3% del mese precedente; l’aggregato e la sua variazione, tuttavia, nascondono la realtà dei fatti. Il balzo nella domanda si deve quasi essenzialmente agli ordini del Ministero della Difesa: senza gli ordini di aerei e di altro materiale bellico si sarebbe avuto un ben più modesto +0.4%. Il problema è tra l’altro evidenziato anche dall’aumento degli inventari (+0.6%).

L’indebolimento dell’economia a stelle e strisce è ancora sottolineato dal costante declino del mercato immobiliare: la vendita di abitazioni nuove è diminuita del 3% (ben più delle attese) su base mensile e quella delle case esistenti dell’1.3% e –a seconda dei metodi di calcolo- la richiesta di mutui è scesa dell’1.3% o del 2.4%. Tra l’altro i tassi dei mutui, che pure la scorsa settimana sono calati in media di 8 punti base al 6.72%, rimangono in prossimità dei massimi quadriennali e questo scoraggia ulteriormente la famiglie dal compare casa.

Il rallentamento è stato evidenziato anche dal Beige Book della Fed che dice che il progresso in “molti Distretti” è diventato “moderato” od addirittura “modesto”.

Difficile quindi che Ben Bernanke voglia appesantire ancora gli States con una politica monetaria ancora più onerosa. Il deflatore del Pil nel trimestre è attualmente al 2.9%, livello sempre considerato eccessivo dalla Fed, ma comunque in sostanziale calo rispetto al 3% dei primi tre mesi dell’anno. Per il momento, dunque, la banca centrale di Washington potrebbe accontentarsi del livello dei tassi raggiunti, senza intervenire sui Fed Funds nella prossima riunione dell’8 agosto.

Con l’attenzione degli operatori calamitata dai dati sul Pil è passata decisamente in sordina, invece, la positiva lettura dell’indice sulla fiducia dei consumatori. Questa è salita a 106.5, dai 105.7 punti di giugno, battendo decisamente le attese che indicavano un calo a 104.5. Nel breve/medio termine questo dato, unitamente alla buone trimestrali che stanno uscendo per i titoli dello S&P500, dovrebbe favorire la ripresa dei mercati azionari.

Per quello che riguarda il contesto contingente sembra quindi ragionevole ipotizzare una crescita sia del comparto obbligazionario sia di quello azionario. I problemi casomai potrebbero venire nel 2007, quando i mercati si accorgeranno di doversi confrontare con un tasso di crescita in netta diminuzione, non solo negli Usa ma anche in eurolandia dove l’euro forte e gli inasprimenti fiscali in alcuni Paesi, tra i quali Germania ed Italia, potrebbero portare ad una mini recessione.

In base alle considerazioni generali sopra esposte la allocazione ideale in questa fase di mercato prevede una componente obbligazionaria prossima al 50%, e la parte restante equamente divisa tra azionario e liquidità. Gli ETF con i quali replicare questo tipo di allocazione sono ad esempio il Lyxor Etf Euromts 1-3y (EM13) e il Lyxor Etf Euromts 10-15y (EM1015) per quello che riguarda l’obbligazionario ed il B1 – Msci Euro (B1EU) ed lo Spdr Europe 350 Fund (SPDRE) per l’azionario.

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