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LA BCE ALZA I TASSI AL 3%

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(WSI) –
Oggi la Bce alzerà il costo del denaro. Si tratterà di un rialzo di 25 punti base, tale da portare al 3% i tassi di interesse in Eurolandia. Il rialzo di oggi, dato per scontato dal mercato, sarà il quarto dallo scorso dicembre. L’attenzione degli analisti è ora concentrata sulla conferenza stampa di Jean Claude Trichet, alla ricerca di indicazioni sulle mosse future.

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Su questo punto infatti le ipotesi che circolano tra le maggiori banche d’affari sono diverse. Ma quella prevalente è che, da qui, fino a fine anno, l’istituto di politica monetaria di Francoforte alzerà il costo del denaro ancora due volte, portando così i tassi di interesse al 3,5%. Più difficile prevedere il timing. Di sicuro, le scelte della Banca Centrale europea dipenderanno sempre di più dai dati macroeconomici in uscita nelle prossime settimane. Secondo gli analisti di Ubm, è molto difficile che un nuovo ritocco all’insù venga fatto il 31 agosto. Appare più probabile invece che, qualora venga messa in cantiere, una nuova stretta possa arrivare in occasione della riunione di ottobre, quando il flusso dei dati macroecomici sarà più consistente.

Se la strada della Bce è dunque orientata verso una politica rialzista; al contrario, la Federal Reserve, in presenza dei segnali di un raffreddamento dell’economia stelle e strisce, sembra intenzionata a prendersi una pausa. Gli ultimi interventi degli esponenti della Fed, Yellen e Poole, hanno solo riconfermato l’incertezza sull’esito della riunione dell’8 agosto indicando che i tassi sono ormai prossimi al punto di arrivo.

La curva dei Fed Funds futures assegna una probabilità del 32% ad un rialzo il prossimo martedì, e una probabilità di appena il 50% di toccare il 5,50% entro settembre. Venerdì è giunta la prima stima sul Pil Usa del secondo trimestre che ha messo a segno un deludente +2,5% contro le attese di +3% e il +5,6% registrato nel primo trimestre. Nell’ultima riunione in cui la Fed aveva portato i tassi al 5,25% il presidente della Banca centrale Usa Ben Bernanke aveva del resto lasciato intendere l’eventualità di uno stop osservando che la frenata in atto dell’economia Usa disinnescava di per sè la mina inflazione e che, in merito alla futura strategia di politica monetaria bisognava tenere conto dei rialzi già effettuati.

E in tema di politica monetaria, nell’ultimo aggiornamento di ‘Congiuntura e Previsioni’ presentato dall’area studi del Gruppo Capitalia viene messo in evidenza come le politiche monetarie rimarranno restrittive ma differenziate tra le principali aree economiche: se negli Stati Uniti, il restringimento è prossimo alla fine, anche se dovesse seguire un altro intervento della Fed il prossimo 8 agosto, in Giappone e in area Euro, è ancora in fase iniziale e si prevede possa proseguire anche nel prossimo anno.

Secondo le stime di Capitalia “una temporanea sosta alla tendenza al rialzo sui rendimenti potrebbe però venire, nel breve termine, dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche che stanno interessando Asia (i lanci missilistici della Corea del Nord e le sanzioni proposte dal Giappone) e Medio Oriente (il conflitto tra Israele ed Hezbollah, con i bombardamenti in Libano e la possibilità di un allargamento a Siria e Iran).

L’avversione al rischio che caratterizza le fasi di tensione porterebbe infatti un flight-to-quality verso i titoli governativi, considerati più ‘sicuri’, con una conseguente flessione, ancorchè limitata nel tempo, dei rendimenti”. Puntando gli occhi sull’area euro, il tasso finale previsto da Capitalia si collocherebbe al 3,75%. Le previsioni del gruppo bancario sono in linea con le aspettative secondo cui oggi 3 agosto la Bce porterà il tasso refi al 3%.

L’ipotesi più probabile sembra dunque quella della gradualità “considerando, sottolinea Capitalia, che i rischi sulla crescita, nel medio periodo, rimangono ancora al ribasso”. “Alla luce dell’evoluzione congiunturale più recente – evidenzia ancora il gruppo – ci sembrano aumentate le probabilità che il 3,50% possa essere raggiunto entro l’anno: ciò consentirebbe un drenaggio più rapido della liquidità e la contemporanea affermazione di un comportamento orientato senza incertezze al mantenimento della stabilità dei prezzi, con un indubbio effetto positivo sulle attese di inflazione”.

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