Società

ECONOMIA USA, COSA STA ACCADENDO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
• Deludenti i dati sul mercato del lavoro Usa di luglio.
• La maggiore attenzione della Fed sulla crescita, depone
a favore di una pausa il prossimo 8 agosto .
• La Fed potrebbe implementare un ulteriore ma ultimo
rialzo dei tassi a settembre o ottobre, nel caso di dati
negativi sui prezzi al consumo core.
• Lo scenario di politica monetaria unito a quello di
rallentamento della crescita risulta favorevole ai bond.
• Il dollaro potrebbe riposizionarsi fino alla soglia di 1,30
vs. Euro.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

I dati sul mercato del lavoro Usa di luglio sono risultati deludenti sia
con riferimento alla rilevazione effettuata tra circa unità (c.d.
household data da cui viene tratto il calcolo del tasso di
disoccupazione) sia relativamente al campione rappresentato
principalmente da aziende ed amministrazione pubblica (c.d.
establishment data da cui viene calcolata la variazione dei nonfam
payrolls).
La variazione degli occupati non agricoli è risultata pari a
113.000 ossia sostanzialmente pari alla variazione media mensile
registrata nel secondo trimestre (112.000). I settori più deludenti
sono risultati quello delle vendite al dettaglio e quello governativo: in
entrambi i casi vi è stata crescita zero degli occupati nel mese.
Negativa inoltre la contribuzione del settore manifatturiero.

Il tasso di disoccupazione è salito al 4,8% (precisamente al
4,75%) in seguito ad una diminuzione del numero degli occupati (-
34.000). Il dato non è stato invece inficiato da una dinamica
anomala della forza lavoro: le unità fuoriuscite dalla forza lavoro
sono state infatti pari a 29.000 ossia un valore piuttosto vicino alla
media delle variazioni degli ultimi 3 anni (circa 92.000 unità).
La durata media della disoccupazione è passata da 16,2 a 17,3
settimane, il livello più elevato da febbraio.
I salari medi orari hanno registrato una variazione annua del 3,8%
da 3,9%, risultando in lieve calo pur rimanendo molto vicino ai
massimi da circa 5 anni.

I dati in esame pertanto segnalano la possibilità che il
rallentamento dell’economia già iniziato nel secondo trimestre
si estenda anche al terzo, con ripercussioni negative sulla spesa
delle famiglie anche in seguito al contestuale rallentamento del
settore immobiliare, che tra il 2005 e gli inizi del 2006 ha
rappresentato un supporto importantissimo per la spesa.
Il dato di venerdi’ pertanto risulta piuttosto netto nel richiamare
l’attenzione della Fed maggiormente sulla variabile crescita piuttosto
che sui prezzi.

E’ pur vero che la dinamica salariale rimane ancora piuttosto
temibile, ma allo stesso tempo il tasso di disoccupazione si è
riportato ai massimi da febbraio 2006, collocandosi su un livello
meno preoccupante sotto il profilo dei prezzi.
Inoltre gli ultimi discorsi di esponenti della Fed hanno evidenziato
una crescente preoccupazione per l’andamento della crescita
manifestando implicitamente la volontà di non voler eccedere nel
rialzo dei tassi se non strettamente necessario.

Alla fine dello scorso anno, Yellen, membro votante della Fed nel
2006, indicò nel range 3,5-5,5% il livello in cui si collocava il livello di
neutralità dei fed funds. Di conseguenza mancherebbero solo
ulteriori 25pb. per arrivare alla parte alta del range citato.
Alla luce anche dei dati odierni, ribadiamo la possibilità che la
Fed mantenga i tassi fermi al 5,25% il prossimo 8 agosto per le
seguenti ragioni:

1) i dati sulla crescita hanno quasi unanimemente
confermato il rallentamento in atto già nel secondo trimestre, con
ridimensionamento anche di alcuni importanti indicatori anticipatori
tra cui l’ism non manifatturiero; 2) le aspettative di inflazione,
misurate sia con riferimento alle breakeven dei Tips sia ai sondaggi
effettuati dall’università del Michigan, risultano essere contenute; 3)
la Fed ha manifestato l’intenzione di non eccedere nella fase di
rialzo dei tassi per evitare di incidere negativamente sulla crescita,
già attesa in rallentamento su un tasso di crescita più sostenibile
rispetto a quello esplosivo evidenziato nel primo trimestre.
Tuttavia, la possibilità di implementare un ulteriore ma ultimo
rialzo da 25 pb. rimane in essere nel mese di settembre e
soprattutto ottobre, quando i dati sui prezzi al consumo core
potrebbero essere particolarmente temibili a causa dell’effetto
confronto dell’importante componente affitti.

In questo contesto appaiono sempre più favorevoli le condizioni
per un graduale riposizionamento strategico sui bond per le
seguenti ragioni: 1) scenario di rallentamento della crescita Usa ; 2)
tensioni geopolitiche che potrebbero intensificarsi alla vigilia delle
elezioni di medio termine Usa di novembre; 3) la fase di rialzo dei
tassi Fed funds non dovrebbe superare la soglia del 5,5%, scenario
peraltro già quasi completamente scontato dal mercato.

Per il Dollaro, dopo al riunione della Bce di ieri che ha segnalato la
possibilità di ulteriori rialzi dei tassi ad ottobre e dicembre, rimane
aperta la possibilità di raggiungere la soglia di 1,30 nel mese di
agosto, basata sull’assunzione che l’ipotesi che la Fed effettui una
pausa il prossimo martedì sia corretta. Tale soglia potrebbe però
ancora risultare invalicabile, rimanendo aperta la possibilità che la
Fed effettui un ulteriore rialzo dei tassi a settembre o ottobre per le
ragioni citate.

Copyright © MPS Finance – Servizio Research and Strategy per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved