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Borse: analisti più cauti, dove andranno i listini nel secondo semestre

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Dopo un primo semestre in forte crescita per l’azionario americano ed europeo, sono molti investitori a chiedersi dove andranno le Borse nella seconda parte dell’anno soprattutto alla luce della possibile fine della politica espansiva delle banche centrali, per via dei segnali di rialzo dell’inflazione.

Borse, le previsioni dei gestori per il secondo semestre

Per gli analisti di Generali Investments, nella seconda metà dell’anno c’è ancora spazio per sovrappesare l’azionario. Questo alla luce dei fondamentali (specialmente gli utili). In particolare – spiegano gli esperti – le azioni sono diventate più sensibili ai rendimenti reali in questo ciclo, e questa correlazione rappresenta una cattiva notizia per la diversificazione del portafoglio; ciò supporta un approccio più cauto a mano a mano che il “tapering” si avvicina.

Si tratta tuttavia, come spiegano, di un “Overweight azionario meno aggressivo, sia in termini di dimensioni che di settori o paesi: “manteniamo una posizione lunga nel Value rispetto ai Growth, preferiamo l’Europa, il Giappone e in misura minore i mercati emergenti rispetto agli Stati Uniti, ma ridimensioniamo i titoli Ciclici vs. i Difensivi” spiegano aggiungendo che “Per quanto riguarda gli altri asset, alcuni rischi non sono necessariamente ben prezzati ma stanno diventando leggermente più consistenti, come: un’inversione nella debolezza del dollaro – su cui rimaniamo ribassisti, ma meno rispetto ai mesi scorsi – o il venire meno del posizionamento o ancora le varianti Covid che potrebbero rendere i vaccini potenzialmente meno efficaci quest’autunno (bassa probabilità, ma rischio ad alto impatto).

“Incrementiamo quindi la posizione di Overweight nella liquidità e ci orientiamo  Vediamo un ulteriore rialzo per i rendimenti nominali delle obbligazioni, anche in Europa e manteniamo una posizione di Underweight nei titoli di stato.
Ci posizioniamo per un ulteriore irripidimento della curva dei tassi, in particolare nell’area euro, dove il rialzo del tasso di policy è ancora una minaccia molto lontana”.

Timori inflazione, analisti UBS più cauti

Alla luce dellaumento dei rischi di inflazione, anche gli analisti di UBS suggeriscono un atteggiamento più cauto in vista di un potenziale mutamento fondamentale di scenario. Il punto cruciale è che i mercati dovranno scontare adesso questo cambiamento nella distribuzione del rischio, indipendentemente da quali livelli raggiungerà l’inflazione tra un anno o due.

Questo probabilmente catalizzerà i flussi, facendoli deviare dagli asset con duration lunga quali titoli growth e sovrani verso gli asset avvantaggiati da una crescita nominale più elevata. In questa prospettiva, ci aspettiamo uno scenario caratterizzato dal continuo indebolimento del dollaro, in particolare rispetto alle valute ad alto beta dei mercati emergenti, dall’aumento dei rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati a fronte dell’irripidirsi delle curve e dalla sovraperformance delle posizioni di relative value procicliche in titoli europei, giapponesi, ME escl. Cina e value. Siamo posizionati per affrontare una crescita e un’inflazione ciclicamente più forti durante questa espansione rispetto alla precedente, ma non ci aspettiamo una spirale inflazionistica che possa rappresentare una grave minaccia per gli asset di rischio. Dati questi presupposti, l’ascesa dell’inflazione a minaccia per alcuni settori del mercato azionario è uno dei motivi per cui abbiamo moderato la nostra esposizione complessiva verso gli asset di rischio”.