La pensione è donna: ecco come le risparmiatrici guardano al futuro

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Articolo di Rita Teodori, Private Banker di Roma

Un tempo garanzia di un futuro sereno, la parola pensione oggi è diventata sinonimo di preoccupazione o incertezza. Per alcuni un labirinto di possibilità tra cui orientarsi, per altri una scelta obbligata o lontana: di sicuro per tutti la previdenza rappresenta un’incognita, visto che le norme continuano a cambiare.

 

Per quanto riguarda le donne, allo stato attuale è prevista la pensione di vecchiaia, che si raggiunge a 67 anni di età anagrafica con un minimo di 20 anni di contributi previdenziali. Il requisito dell’età anagrafica non è fisso, ma viene aggiornato in base all’adeguamento alla speranza di vita stimata dall’Istat: al momento è bloccato fino al 2023.

C’è poi la pensione di anzianità lavorativa, che in base alla riforma Fornero si può ottenere, indipendentemente dall’età anagrafica, con 41 anni e 10 mesi di versamenti contributivi per le donne, mentre per gli uomini occorrono 42 anni e 10 mesi. Anche sugli anni di versamenti contributivi necessari sono previsti adeguamenti, che però, a seguito della legge di Bilancio del 2019, sono stati bloccati fino al 31 dicembre 2026.

 

 

Sempre più persone desiderano anticipare la data in cui ritirarsi dall’attività lavorativa. Come si può fare?

Le opzioni sul tavolo per andare in pensione anticipatamente

Ad oggi esistono diverse possibilità: Quota 100, Opzione donna, Isopensione, riscatto di laurea agevolato, Rita.

Vediamoli nello specifico:

– Con Quota 100, introdotta con la legge Fornero, è possibile andare in quiescenza con almeno 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi: la somma tra queste due cifre deve appunto raggiungere 100. La pensione non è cumulabile con i redditi da lavoro e per richiederla c’è una finestra di 3 mesi per i lavoratori del settore privato e di 6 mesi per quelli del pubblico, in vigore fino a fine 2021.

– Con l’Opzione donna si può accedere alla pensione con 58 anni di età per le dipendenti e 59 anni per le autonome, a patto di aver versato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2020. In questo caso l’assegno è cumulabile con i redditi da lavoro.

– l’Isopensione vale solo per le aziende private con più di 15 dipendenti, previo accordo sindacale di esodo. Si tratta di un meccanismo particolare introdotto con la legge Fornero, ripreso con la legge di Bilancio del 2018 e modificato con quella del 2021, e consente ai lavoratori dipendenti di anticipare la pensione di 7 anni chiudendo in anticipo il rapporto di lavoro dietro accordo con il datore. Si tratta in sostanza di un periodo di esodo, in cui la pensione sarà al netto dei contributi mancanti, che verranno versati dall’azienda fino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. Per il 2021, lo scivolo pensionistico dovrebbe rimanere di 7 anni, per poi tornare a 4 anni nel 2022.

– Il riscatto di laurea agevolato prevede il versamento di un importo fisso, attualmente pari a 5241,30€  per ogni anno di studio universitario: il contributo è deducibile dai redditi.

– Infine, la Rita (Rendita integrativa temporanea anticipata) permette, attraverso l’uso del fondo pensione complementare, di smettere di lavorare con cinque anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia. Si tratta di un’opzione possibile sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi, mentre sono esclusi i dirigenti.

 

Come scegliere la più adeguata?

Per scegliere l’opzione più adatta non bisogna dimenticarsi di valutare l’aspetto fiscale, e quindi individuare la soluzione che garantisce la migliore ottimizzazione sotto il profilo della tassazione.

Il tutto tenendo presente che “del domani non v’è certezza”, perché le leggi attuali sicuramente cambieranno e quindi è difficile fare previsioni. Ad esempio, l’attuale legge di Bilancio 2021 ha prorogato l’Opzione donna, che permette alle sole lavoratrici di accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli. Attualmente questa scelta è praticabile per le dipendenti del settore privato nate nel 1962 e per le autonome nate nel 1961. Questo però è possibile fino a fine anno, e poi? Anche la pensione, che dovrebbe essere un faro luminoso in un mondo di incertezze, sembra non essere più una garanzia sicura.

A causa di una serie di fattori, come l’invecchiamento della popolazione e i rendimenti ai minimi storici, i sistemi pensionistici hanno subito forti pressioni a livello globale. In Europa i sistemi migliori, per quanto riguarda sostenibilità e integrità, si sono dimostrati quelli dei Paesi nordici. Tuttavia non esiste un sistema universale che vada bene per tutti: per garantire sostenibilità la situazione ideale vedrebbe almeno l’80% della popolazione in età lavorativa con una pensione privata già sottoscritta. Su questo fronte gli Usa si trovano in una posizione privilegiata, mentre purtroppo l’Italia è indietro.

Se pensiamo che l’assegno pensionistico in media è più “leggero” del 30-40% rispetto all’ultima retribuzione, e che per alcuni lavoratori, specie i liberi professionisti, potrebbe essere ancora più magro, è indispensabile pensare in prospettiva, al fine di poter mantenere inalterato il proprio tenore di vita e garantirsi una vecchiaia serena, in cui poter disporre dei mezzi adeguati per far fronte alle sfide della longevità senza gravare sui figli. Per vivere con più tranquillità il futuro è necessario insomma agire nel presente.

In questo caso, effettuare una buona pianificazione con il consulente consente di individuare gli strumenti finanziari più idonei alla scelta della prestazione migliore, e con una maggiore ottimizzazione fiscale. Ad esempio, per quanto riguarda il trasferimento di ricchezza i fondi complementari rappresentano non solo uno strumento di accantonamento per un’integrazione futura della pensione, ma anche un valido strumento di successione  e di investimento.

Qual è la categoria più penalizzata?

Le donne con una carriera professionale sentono ovviamente di più il problema della pensione rispetto a chi non lavora fuori casa. Parlando della mia esperienza diretta, oltre il 90% delle mie clienti mi ha chiesto informazioni o ha pianificato con me le tattiche da adottare per la previdenza complementare. Non ho dovuto fare particolari pressioni per convincerle: in sede di rilevazione delle esigenze abbiamo riscontrato nelle assistite un forte interesse a strutturare il risparmio, dedicandone una parte alla costruzione di un futuro più sereno dopo la fine dell’attività lavorativa.

 

Questo articolo fa parte di una rubrica di Wall Street Italia dedicata ai consulenti finanziari che vogliono raccontare le loro esperienze e iniziative professionali. Se siete interessati a pubblicare una vostra storia scriveteci a: social.tfinance@triboo.it


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