Società

TECNICI, BARONI
E GOVERNANTI

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(WSI) –
Altro che gaffe. Almeno le gaffe dell’imprenditore nel negozio di cristalleria erano verità che dovevano tacersi per convenzione e conformismo, e spesso erano buon intrattenimento. Con la spocchiosa e maligna lettera di Tommaso Padoa-Schioppa, un insieme di insinuazioni e meschini argomenti pro domo sua che deve aver fatto rovesciare il pattino di Carlo Ciampi a Santa Severa, i tecnici al governo, come categoria e persona, hanno toccato un fondale melmoso che non era prevedibile nell’epoca di buoni professionisti del raccordo con la politica come, appunto, un Ciampi.

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Un errore via l’altro, a cominciare dal metodo conventicolare. Un ministro risponde al Parlamento e al paese, non a una congrega di confratelli economisti individuabile nella sua mailing list, e non si mette al computer per censurare con stizza la libertà di un editorialista di stampare il proprio pensiero critico su di un giornale. Un ministro serio alla testa dell’Economia non fa insinuazioni sulla spontaneità e libertà critica di argomenti usati per incitarlo a fare con coraggio il suo mestiere o a imboccare una via di rigore nella gestione della spesa pubblica. Non tutto è salotto, non tutto è sottogoverno accademico, non tutto è malinteso senso del prestigio personale, non tutto è irritabilità epidermica nella vita di un esecutivo, anzi, niente dovrebbe esserlo, almeno a voler schivare il ridicolo, a voler evitare la pomposity, malattia finale delle classi dirigenti italiane.

Non ci sono elementi per disistimare le competenze e la personalità intellettuale di Padoa-Schioppa, ma da ieri ce ne sono per dubitare del suo carattere, e in politica è il carattere che conta, anche più dell’intelligenza, figuriamoci delle competenze. Come dimostra a contrario l’esperienza fattiva e sorniona di un iperpolitico Clemente Mastella, uno che sa che cosa si possa o non si possa realizzare anche nel labirinto dell’impossibile, bisognerebbe forse cominciare a non pagare la tassa dei tecnici al governo. Nei sistemi presidenziali, dove il gabinetto è lo staff del capo dell’esecutivo eletto a suffragio diretto, i tecnici sono una prerogativa del leader, che può e deve di regola servirsene in abbondanza. Ma in un sistema parlamentare dove le decisioni del governo nascono dalla politica, vivono di politica e muoiono di politica è diverso. Qui è di danno accoppiare alle insidie della lotta tra i partiti le suscettibilità dello spirito baronale e salottiero, che peraltro non dovrebbero essere il tratto distintivo nemmeno dei Grands Commis de l’Etat.

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