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UE: riforma del settore vitivinicolo

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L’ufficio di Bruxelles della Camera di commercio di Napoli segnala la riforma del settore vitivinicolo in Europa.

La filiera vitivinicola in Europa è d’importanza straordinaria per l’economia del continente, con circa 1.500.000 aziende attive nel settore e 3.400.000 ettari di superficie coltivata a vite, ma purtroppo, alla luce dello squilibrio tra l’offerta e la domanda di vino in Europa, dei cambiamenti delle preferenze dei consumatori, e alla luce di una regolamentazione sulla produzione e commercializzazione del vino che, ormai, non è più in grado di supportare i produttori europei sul mercato globale, la Commissione europea è stata costretta a elaborare una proposta per la riforma del settore vitivinicolo europeo. Gli obiettivi della proposta sono, infatti, quelli di migliorare il livello di competitività dei produttori europei su scala globale, creare una regolamentazione del settore che garantisca equilibrio tra domanda ed offerta e che sia in grado di preservare l‘importante tradizione produttiva vinicola europea e di donare un nuovo impulso alle aree rurali d’Europa. Il Governo italiano, si era schierato con Spagna, Francia e Portogallo, a sostegno di una posizione comune, nella quale, oltre a sottolineare l’importanza economica del settore vitivinicolo in questi Paesi, si chiedeva un intervento a sostegno della commercializzazione dei prodotti della vite, della protezione delle Dop e Igp a livello mondiale, nonché l’adeguamento e il controllo del potenziale produttivo, una migliore regolamentazione del mercato, e la gestione delle crisi tramite l’utilizzo di strumenti più idonei. Le decisioni relative alla proposta sono state prese conseguentemente a uno studio sulla valutazione d’impatto di una serie d’opzioni che erano state vagliate per definire la riforma normativa del settore vitivinicolo europeo e altresì, hanno tenuto conto dei suggerimenti forniti dai Governi nazionali degli Stati membri. La riforma ha un carattere radicale, in quanto tocca tutti gli aspetti del settore. Essa indica la necessità di spiantare almeno 400mila ettari di vitigni nell’arco di cinque anni e pertanto contempla la riattivazione del regime di estirpazione delle superfici coltivate a vite, che prevede un compenso in denaro per i produttori meno competitivi che siano intenzionati a dismettere la propria attività. La cifra che, complessivamente, è stata resa disponibile per incentivare l’abbandono della viticoltura è di 2.400.000 euro. L’espianto di vitigni darebbe luogo, inoltre, a un pagamento unico per azienda, che sarebbe condizionato dal rispetto di requisiti minimi ambientali, per evitare il degrado dei terreni.