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IL MERCATO VEDE NERO? COMPRARE

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(WSI) –
PIAZZE EUROPEE IN CORSA VERSO NUOVI MASSIMI Secondo Ryan Kloster, analista di Lehman Brothers, «l’aspetto più curioso del grande rialzo azionario del 2002-2003 è la totale estraneità al fenomeno da parte del pubblico dei risparmiatori», tra i quali è prevalsa l’incertezza.

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«I dati recenti, inoltre, evidenziano il permanere di un cupo pessimismo che contagia sia il pubblico dei risparmiatori sia i gestori – prosegue Kloster – Si tratta di un sentiment negativo che permane nonostante le Borse occidentali abbiano offerto, anche nel 2006, un ritorno di tutto rispetto». I numeri raccolti dagli uffici studi tra maggio e agosto, però, parlano addirittura di un vero e proprio record di vendite. Un dato che, solitamente, si accompagna ai minimi di mercato, e che in passato ha innescato discreti rally da parte delle principali piazze finanziarie.

PAURA D’INVESTIRE. A luglio i risparmiatori hanno sofferto di un attacco di panico persino superiore a quello seguente all’11 settembre o alla guerra dell’Iraq. Ma di cosa si tratta? Kloster registra meticolosamente gli acquisti di azioni estere da parte degli operatori. Per esempio annota mese per mese quante azioni estere hanno acquistato, sia direttamente sia attraverso i fondi, gli americani o gli europei.

L’idea è che quando c’è paura, i primi titoli a essere venduti sono proprio quelli stranieri. Un’ipotesi confermata dal bilancio degli acquisti netti crossboder (si veda il grafico in pagina), che mostra fughe disordinate in coincidenza con la prima e la seconda guerra del Golfo, in occasione della crisi asiatica e di quella russa, o del tracollo del peso nel 1995. «Ma ciascun apice di vendite – nota Kloster – ha poi determinato un’occasione d’acquisto». In particolare, il ritorno medio a livello globale dopo sei mesi è stato del 15% e dopo 12 mesi del 19,3 per cento. L’unico caso in cui 12 mesi dopo il picco di paura si registrava una perdita era quello seguito all’11 settembre.

Tutti gli altri episodi sono stati invece connotati da guadagni rilevanti. «Altrettanto significativo – continua l’esperto di Lehman – è il fuggi fuggi dai fondi comuni da parte delle famiglie», una situazione emersa l’ultima volta nel febbraio 2003 e che ha dato vita a un rialzo del mercato azionario globale del 12% nei tre mesi successivi al fenomeno e del 23% dopo sei mesi.

IL CASO ITALIA. L’Italia ricalca il modello generale alla perfezione. Ai tempi della bolla del 2000 non era inusuale registrare una raccolta mensile dei fondi azionari superiore a 5-6 miliardi di euro. Ora l’andamento è diametralmente opposto. A maggio i riscatti hanno toccato 3 miliardi di euro, a giugno 4 miliardi e ad agosto sono usciti 0,5 miliardi. Insomma, gli italiani proprio non vogliono sentir parlare di Borsa. E, osservando l’atteggiamento di francesi e tedeschi, si trovano in buona compagnia.

Secondo alcuni analisti, però, non si tratta di un fenomeno negativo: vuol dire che le azioni salgono perché i fondamentali sono solidi e non in risposta a una febbre speculativa. «Sono rinfrancato – commenta Kate Griffith di Ubs – Mentre alla fine degli anni ’90 gli operatori individuali erano in preda a una sorta di follia collettiva rispecchiata dall’afflusso di investimenti nei fondi comuni, oggi non c’è traccia di mania». Ora che le famiglie se ne stanno alla finestra, la parte del leone sul mercato spetta alle società impegnate in operazione di buy back o di M&A. «E siccome i bilanci sono stati ripuliti dai debiti – prosegue Griffith – dispongono di tutta la potenza di fuoco necessaria a sostenere processi che richiedono liquidità».

GESTORI E ANALISTI IN CRISI. Il pessimismo sul futuro dei mercati azionari non tocca solo i piccoli investitori, ma serpeggia pure tra i gestori dei fondi. Secondo la Bundesbank, in Germania i fondi bilanciati hanno sottopesato la componente azionaria durante tutta la salita degli ultimi 4 anni. E la tendenza riguarderebbe tutti i mercati continentali. Anche tra gli analisti sembra prevalere una visione negativa sul futuro del mercato, come mostra il rapporto tra giudizi negativi e positivi. Il parallelo con situazioni di panico vissute in passato viene riconosciuto anche dall’influente guru di Wall Street, Ed Yardeni, che nota come il numero preponderante di analisti pessimisti (vedere grafico in pagina) è a livelli paragonabili a quelli che nel 1998, nel 2001 e nel 2002-2003 condussero a buoni rimbalzi.

VERSO NUOVI MASSIMI. Recentemente Merrill Lynch ha fornito un quadro puntuale del sentiment dei partecipanti al mercato, pubblicando un sondaggio mensile condotto presso oltre 200 operatori professionali. Il risultato? Il numero di gestori con una riserva di cassa sopra la media è al massimo di sempre. Si profila cioè un quadro interessante, ben illustrato dal team di strateghi azionari della Morgan Stanley: «L’umore è virato dal rosa al nero in pochi mesi. A giungo-luglio si è arrivati a una specie di svendita di azioni. Oggi prevale l’attesa e molti soggetti preferiscono attendere un chiarimento». Nel frattempo, però, le Borse proseguono al rialzo. In caso di allungo, quindi, molti investitori ricchi di liquidità si troveranno ad acquistare titoli in un mercato al rialzo, innescando così una corsa agli acquisti. «Perciò – conclude il report – l’eventualità di nuovi massimi appare probabile».

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