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MEGLIO NON FIDARSI DELLE CORREZIONI

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(WSI) –
Cautela nel breve, maggior ottimismo nel medio termine. È la strategia utilizzata dagli asset manager specializzati sui mercati emergenti dopo che l’ampia correzione dello scorso maggio ha drasticamente ridimensionato i guadagni realizzati in tre anni di rally.

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Dai minimi toccati a giugno, le Borse dell’Est Europa, dell’Asia e dell’America Latina hanno in parte recuperato le perdite e i primi otto mesi del 2006 si sono conclusi per questi listini con un rendimento che sfiora i due punti percentuali (indice Msci Paesi emergenti al 28 agosto).

Ma c’è chi ha fatto di più. Dei 26 prodotti di diritto italiano che investono nelle aree emergenti, sette fondi hanno messo a segno un guadagno superiore al parametro di riferimento. Tra questi, con un rendimento del 9,6%, Dws Emergenti è il migliore da inizio anno e quello che ha retto meglio alle zampate dell’Orso (-1,8% la perdita negli ultimi sei mesi, contro una media del -6,5%).

Supportato da un buon stock picking, cui ha contribuito un pizzico di sector allocation, a sostenere le performance del gestore Robert Kalin è stata anche l’allocazione geografica, grazie al sovrappeso di Brasile, Cina e Russia e al sottopeso di Sud Africa, Turchia, Polonia, Malesia e Corea, mercati in cui le correzioni di maggio sono state più ampie.

Quando, dopo un rally durato diversi anni, un settore o area geografica corregge la sua corsa, la domanda più frequente è: la flessione è stata abbastanza ampia da aprire nuovi spazi di crescita e rendere di nuovo conveniente l’investimento? Quasi come se un eventuale rimbalzo da parte di questi mercati fosse un’occasione da non perdere.

La valutazione più corretta è un’altra: piuttosto che tentare di individuare il miglior momento per acquistare o aumentare il peso nel proprio portafoglio, occorre avere chiari quali sono i trend economici di lungo periodo legati allo sviluppo di questi Paesi: dalla crescita economica, alla presenza di ricche fonti energetiche e allo sviluppo demografico.

Da un’analisi condotta da Morningstar negli Usa è infatti risultato che gli investitori otterrebbero migliori vantaggi in termini di rischiosità e rendimento, se nel lungo termine investissero su prodotti internazionali, lasciando ai loro gestori la possibilità di variare i relativi pesi sui mercati emergenti, sulla base delle singole valutazioni societarie.

MariaGrazia Briganti è Redattrice di Morningstar in Italia. Per commenti e osservazioni potete scriverle all’indirizzo briganti@morningstar.it
Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi.

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