In occasione del trentennale dall’approvazione della Legge 1/1991 (Legge Sim), in un incontro organizzato da Assosim si farà il bilancio sulla Legge 1/1991 istitutiva delle Società di intermediazione mobiliare e si discuteranno i miglioramenti da apportare al mercato italiano dei capitali in vista della Capital market union
La Legge n.1 del 2 gennaio 1991, contenente la disciplina dell’attività di intermediazione mobiliare e disposizioni sull’organizzazione dei mercati mobiliari, ha compiuto quest’anno trenta anni. La legge ha costituito uno spartiacque per il sistema finanziario italiano.
Il trentennale arriva in un altro momento topico per il settore che stavolta coinvolge l’intera Europa. Si viaggia, infatti, verso la costituzione della Capital Market Union e in vista di questo traguardo ci si domanda come la normativa possa essere aggiornata, adeguata e corretta in quegli aspetti che hanno frenato lo sviluppo del mercato dei capitali italiano.
Se ne parlerà nell’evento organizzato da Assosim, in collaborazione con Spectrum che verrà trasmesso in live streaming giovedì 23 settembre dalle ore 15:00 in diretta sul canale:
https://evento-assosim-diretta.wallstreetitalia.tv/
È possibile iscriversi per seguire l’evento al seguente link:
http://evento-assosim-registrazione.wallstreetitalia.tv/
Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim – l’Associazione italiana degli intermediari finanziari – che nasce in contemporanea con l’approvazione della legge sulle Sim, in un colloquio con Wall Street Italia ha ricordato come
“la Legge 1/1991 rappresentò un punto di rottura per un mercato dove, fino ad allora, esistevano solo obblighi di trasparenza. In altre parole, gli emittenti dovevano fornire agli investitori tutte le informazioni per permettergli di assumere decisioni di investimento consapevoli, nel presupposto che l’investitore avesse la capacità di comprenderle e di prendere decisioni di investimento razionali. Un assunto utopico, come poi è stato dimostrato dalla finanza comportamentale”.
Con la nuova normativa,i servizi di investimento divennero attività riservate a soggetti vigilati, le SIM,che furono “responsabilizzate” nei confronti degli investitori, prevedendo una serie di obblighi aggiuntivi di informazione e tutela, rispetto a quelli già esistenti. Una buona intenzione ma che purtroppo negli anni è
“sfuggita di mano. Oggi come oggi – ha proseguito Gugliotta – l’investitore annega in un mare di informazioni che spesso non riesce neanche a comprendere con la conseguenza che la sua tutela viene meno mentre gli intermediari e gli emittenti vengono caricati di oneri eccessivi”.
Inoltre il legislatore italiano ha interpretato in maniera restrittiva la normativa, più di quanto sia stato fatto in altre nazioni. Come ha spiegato Gugliotta,
“in taluni ambiti gli intermediari e gli emittenti all’estero godono di una disciplina più leggera e questo si trasforma in uno svantaggio competitivo sia per il mercato dei capitali italiano che per tutta l’economia reale in quanto sono più elevati i costi per accedere al mercato dei capitali, fonte di finanziamento complementare al canale bancario”.
In vista della costruzione della Capital Market Union è quindi necessario livellare le regole del gioco:
“La Cmu eliminerà qualsiasi vincolo alla circolazione dei capitali. Quote sempre più consistenti di risparmio italiano, che sappiamo essere molto elevato, andranno a finanziare le imprese estere che competono con l’industria nazionale nell’attrarre capitali e lo fanno in maniera più rapida ed efficace, grazie a un approccio più market friendly delle relative istituzioni. Quello che dobbiamo fare non è alzare barriere verso la Cmu ma rendere il nostro mercato dei capitali più competitivo così da attrarre noi i capitali dall’estero. Purtroppo, oggi il sistema italiano è gravato da una normativa pesante e farraginosa che rende più difficile per le imprese essere attrattive per gli investitori”.
Come migliorare il sistema italiano e renderlo competitivo a livello internazionale sarà il focus principale dell’incontro.