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TASSI DIVERGENTI

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(WSI) – La Federal Reserve e la Bce questa settimana hanno entrambe deciso di mantenere inalterato il tasso di interesse, ma con una diversa prospettiva futura. Ben Bernanke, presidente della Fed manterrà il tasso invariato perché la crescita del pil Usa prevista nell’ordine del 2,8 per cento per il 2006 è sotto il livello massimo potenziale mentre il tasso d’inflazione non è preoccupante.

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Invece per Jean-Claude Trichet, capo della Bce, in autunno probabilmente sarà necessario un rialzo dei tassi perché la crescita del pil europeo prevista tra il 2,2 e il 2,8 per cento ha raggiunto il picco, e l’inflazione – che è fra il 2,3 e il 2,5 – è preoccupante. Viceversa, per gli Stati Uniti l’aumento del pil stimato al 2,8 per cento non è il massimo, anche dopo anni di crescita elevata che ha determinato bassa disoccupazione (in agosto ha toccato il 4,7 per cento) senza far crescere l’inflazione di fondo (ad agosto rispetto a luglio aumentata solo dello 0,1 per cento).

Quanto all’Europa, secondo la Bce la crescita del pil fra il 2,2 e il 2,8 è il massimo possibile, perché l’inflazione supera il due per cento e tende al 2,5 per cento (in Italia è ferma al 2,2). E il tasso di disoccupazione europeo è circa doppio di quello Usa. La diversità di politica fra Fed e Bce si spiega, in parte, con la diversa elasticità macroeconomica: il mercato del lavoro degli Usa è flessibile e quello europeo è rigido.

Così gli Usa possono crescere di più con un minor rischio di inflazione, anche quando stanno per toccare il tetto del pieno impiego del lavoro. L’Europa non è nelle stesse condizioni, in particolare non lo è la Germania, con la disoccupazione al dieci per cento e una crescita tra il due e il 2,5 per cento. Ma in parte la differenza fra Bernake e Trichet dipende da una diversa valutazione del pericolo di inflazione.

Quella a cui guarda la Fed è l’inflazione strutturale, al netto del costo del petrolio, mentre la Bce cura l’inflazione immediata inclusiva del petrolio e adotta una politica monetaria restrittiva di natura preventiva che rende meno facile la crescita. Ragione ulteriore per adottare nei singoli paesi europei politiche di sostegno allo sviluppo con lavoro più flessibile, minori imposte e incremento dei lavori pubblici, tenendo però presente che per il debito pubblico la prospettiva è di rincaro.

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