Wall Street futures deboli: Alphabet in rally +4%, Microsoft +1%, Apple giù dopo trimestrali. Attesa per la Fed
Stagione degli utili sempre grande protagonista a Wall Street, con la settimana in corso dedicata alle mega tech. Ieri hanno pubblicato i loro bilanci titani del calibro di Apple, Microsoft e Alphabet, la holding a cui fa capo Google. Poco fa sono stati resi noti anche i risultati di bilancio di McDonald’s. Stando ai calcoli di Refinitiv, delle società quotate sull’indice S&P 500 che hanno riportato finora le loro trimestrali, l’89% ha battuto le stime sugli utili, mentre l’86% ha battuto quelle del fatturato. In premercato, i futures sul Dow Jones perdono lo 0,17% a 34.893 punti; i futures sullo S&P 500 sono piatti, con una variazione pari a +0,03%; i futures sul Nasdaq avanzano dello 0,26% a 14.986 punti.
Tornando agli utili:
Apple ha concluso il suo terzo trimestre fiscale con un bilancio che ha straccato le stime degli analisti di Wall Street, con vendite in crescita del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, sempre su base annua, le vendite di iPhone sono volate di quasi +50%. Tuttavia il titolo è sceso di oltre il 2% nelle contrattazioni afterhours e al momento perde l’1% circa, dopo che il colosso di Cupertino ha avvertito che la crescita del fatturato, nel terzo trimestre (suo quarto trimestre fiscale), non sarà solida quanto quella del secondo trimestre.
L’utile per azione di Apple si è attestato nel secondo trimestre a $1,30, meglio degli $1,01 attesi; il fatturato è stato pari a $81,41 miliardi, in crescita per l’appunto del 36% su base annua, molto meglio dei $73,30 miliardi attesi. In evidenza il balzo delle vendite riportato soprattutto in Cina: le vendite cinesi sono schizzate del 58% a $14,76 miliardi, nel terzo trimestre fiscale terminato il 26 giugno.
Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ha comunicato un bilancio del secondo trimestre dell’anno migliore delle attese, con il titolo balzato di oltre il 3% nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street, ora in rally di quasi +4%. L’utile per azione si è attestato a $27,26 rispetto ai $19,34 per azione stimati dal consensus degli analisti intervistati da Refinitiv. Le entrate pubblicitarie di Google sono state pari a $50,44 miliardi, in rialzo del 69% su base annua, rispetto al secondo trimestre del 2020, quando l’inizio della pandemia Covid-19 aveva pesato sui risultati.
Risultato di bilancio più che solido per Microsoft che, oltre a battere le stime, ha detto di prevedere per il suo primo trimestre fiscale utili e un fatturato trimestrale migliori delle attese.
Nel suo quarto trimestre fiscale, secondo trimestre anno solare, il colosso di software e hardware ha riportato un utile per azione, su base adjusted, pari a $2,17, meglio degli $1,92 attesi dal consensus; il fatturato si è attestato a $46,15 miliardi, rispetto ai $44,24 miliardi stimati, e in crescita del 21% su base annua. Microsoft sale di oltre +1% in premercato.
Diffusi in premercato anche i risultati di McDonald’s, che ha annunciato di aver concluso il secondo trimestre con un utile per azione adjusted pari a $2,37, meglio dei $2,11 per azione stimati dagli analisti interpellati da Refinitiv. L’utile netto del secondo trimestre fiscale del colosso dei fast food si è attestato a $2,22 miliardi, o $2,95 per azione, in crescita rispetto ai $483,8 milioni, o 65 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è ammontato a $5,89 miliardi, rispetto ai $5,6 miliardi previsti. Titolo al momento piatto.
Nonostante i sell off non siano mancati, nel mese di luglio lo S&P 500 è avanzato del 2,4%, mentre il Nasdaq Composite e il Dow Jones sono saliti rispettivamente dell’1,1% e dell’1,6%. Oggi arriverà l’annuncio della Fed di Jerome Powell sui tassi, al termine della riunione del Fomc iniziata ieri. Così commenta alla Cnbc Danielle DiMartino Booth, CEO e responsabile strategist presso Quill Intelligence:
“Ci aspettiamo che Jay Powell ribadisca che le discussioni sul tapering vanno avanti, ma che è troppo presto per rivelare una data specifica su quando gli acquisti di asset inizieranno a essere ridotti”.
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