Economia

Frodi creditizie: famiglie italiane pagano conto salato, 125 miliardi di danni nel 2020

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Le frodi creditizie realizzate mediante furto di identità continuano ad avere un impatto non trascurabile sulle famiglie italiane, con il conseguente utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere credito o acquisire beni, e con l’intenzione premeditata di non rimborsare il finanziamento e non pagare il bene.

L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulle Frodi Creditizie e i furti di identità realizzato da CRIF-MisterCredit evidenzia che nel 2020 in Italia i casi rilevati siano stati oltre 21.800 per un danno stimato che sfiora i 125 milioni di euro.

Rispetto all’anno precedente il numero di frodi risulta in netto calo (-32,4%) rispecchiando la contrazione delle erogazioni di credito alle famiglie dovuto all’emergenza sanitaria. Al contempo, però, è decisamente aumentato l’importo medio frodato (+21,8%), attestatosi a circa 5.650 Euro, a dimostrazione dell’efficienza delle organizzazioni criminali.

Quello delle frodi creditizie perpetrate attraverso un furto di identità è un fenomeno in continua evoluzione, con le organizzazioni criminali che si avvalgono di tecniche sempre più sofisticate che spesso il singolo consumatore non è in grado di rilevare. Dopo una crescita costante che ha caratterizzato pressoché ininterrottamente l’ultimo decennio, nel 2020 si è registrato un calo del numero di casi, ma solo perché il lockdown ha determinato la chiusura di molti esercizi commerciali per alcuni mesi e la decisa contrazione delle operazioni di finanziamento. Non è però assolutamente il caso di abbassare la guardia perché, con la ripresa della normale operatività, le frodi creditizie sono immediatamente tornate a crescere. Per altro, l’accelerazione nell’utilizzo delle carte di pagamento, il più frequente ricorso all’e-commerce e la digitalizzazione di molti processi possono determinare un innalzamento dei rischi e una nuova impennata dei casi” – commenta Beatrice Rubini, Direttore della linea Mister Credit di CRIF.

Crescono gli importi truffati

Anche nell’ultimo anno il maggior numero di casi rilevati si concentra su importi al di sotto dei 3.000 Euro, in virtù della preponderanza delle frodi su operazioni di credito al consumo perpetrate presso le catene di distribuzione.

La loro incidenza sul totale è però sensibilmente diminuita in favore dei casi di importo più elevato. Nello specifico, sono aumentati notevolmente i casi di frode con importo tra i 10.000 e i 20.000 euro, che passano dal 10,1% del 2019 all’11,1% del totale nel 2020, e quelli oltre i 20.000 euro, che arrivano a toccare il 13,5% (+68,9% rispetto alla precedente rilevazione).

A questo va aggiunto un leggero incremento (+2,5%) dei casi con importo tra i 3.000 e i 5.000 euro, che passano dal 10,4% del totale nel 2019 al 10,7% del 2020.

La dinamica in atto dimostra come i frodatori siano sempre più orientati verso quelle operazioni in grado di garantire un bottino cospicuo.

Tra le forme tecniche di credito in cui si registra il maggior numero di eventi fraudolenti spiccano i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (quali auto, moto, articoli di arredamento, elettronica ed elettrodomestici, ecc), che rappresentano quasi la metà del totale con il 48,8% dei casi e presentano un importo del ticket medio pari a 6.292 Euro (valore in crescita del +13% rispetto al 2019, quando era di 5.500 Euro).

Continuano ad aumentare in modo significativo i casi di frode sui prestiti personali (+56,9%), che con il 14,4% del totale dei casi raggiungono il secondo posto per tipo operazione, seppur registrando un calo dell’importo medio pari a -9,2%.

Le frodi sulle carte di credito subiscono una forte contrazione rispetto al 2019 (-56% circa), attestandosi al terzo posto nel 2020 con una percentuale del 13,6% sul totale, rispecchiando la dinamica negativa dei flussi di erogazione rilevata nel corso dell’anno.

Interessante notare infine alcuni trend minori, ma da tenere d’occhio. Raddoppiano infatti i casi di frode sui fidi di conto, che nel 2020 arrivano a spiegare il 5,8% dei casi totali, mentre i casi di frode sui mutui immobiliari subiscono una vera e propria impennata con un incremento del +46% circa rispetto all’anno precedente, arrivando al 2,8% sul totale.

Frodi creditizie: il profilo delle vittime

Dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio CRIF – Mister Credit emerge che, ancora una volta, la maggioranza delle vittime sono uomini (61,8% dei casi).

Osservando la distribuzione delle frodi per classi di età si inverte però la tendenza evidenziata nel 2019: la fascia di età nella quale si rileva il maggior incremento percentuale dei casi nel 2020 è quella degli over 60 anni (+10,6%), al contempo diminuiscono gli under 30 (-9,4%). La fascia compresa tra i 41 e i 50 anni scalza i più giovani dalla prima posizione, raccogliendo il 22,7% delle vittime.

Riguardo le regioni in cui sono state rilevate le frodi, la ripartizione dei casi mostra una maggiore incidenza in Campania (con un peso del 13,1% sul totale) seppur a fronte di una contrazione dei casi rilevati pari a -9,3%, che viene appaiata dalla Lombardia (anch’essa al 13,1%) in virtù di un incremento del +3,7%.

Seguono la Sicilia (10,5%), il Lazio (10,1%), il Piemonte (8,0% in virtù di una crescita dei casi pari a +17,9%) e la Puglia (7,1%). Si tratta delle stesse regioni che anche nel 2019 occupavano i primi posti, anche se il Piemonte sorpassa la Puglia.

Come vengono perpetrate le frodi creditizie?

Analizzando gli alert sui documenti identificativi segnalati sui servizi di prevenzione frodi gestiti da CRIF, emerge che nel 76,2% dei casi i frodatori hanno utilizzato una carta di identità falsa o contraffatta, nel 22,3% dei casi una patente.

Inoltre, circa il 1,4% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica è una carta di identità contraffatta oppure valida ma non riconducibile al soggetto. Per le patenti, nel 4,5% dei casi si tratta di documenti inesistenti o non appartenenti al soggetto.

Emerge inoltre che nell’1,3% dei casi delle partite IVA verificate su SCIPAFI sono risultate essere inesistenti, mentre nel 2,7% dei casi il libero professionista ha dichiarato una partita IVA che risultava con posizione chiusa.

“Spesso la vulnerabilità alle frodi è accresciuta da comportamenti a rischio delle vittime, ad esempio con la disinvolta pubblicazione sul web e sui social di dati anagrafici e identificativi o informazioni personali che possono essere utilizzate dalle organizzazioni criminali per ricostruire false identità. Per questo è indispensabile che i consumatori pongano la massima attenzione per proteggere adeguatamente la propria identità digitale, attivino un sms di allerta per controllare le transazioni con la carta di credito e sistemi che avvisano tempestivamente nel caso i dati personali vengono utilizzati per chiedere un finanziamento o se stanno indebitamente circolando sul web” conclude Beatrice Rubini.