Allarme ONU sul clima: ‘Il peggio deve ancora venire’
E’ un allarme da ‘codice rosso’ quello lanciato dagli scienziati che hanno curato il rapporto “Climate Change 2021: the Physical Science Basis” che contribuisce al Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dell’ONU.
“Il peggio deve ancora venire e a pagarne il prezzo saranno i nostri figli e nipoti, più che noi stessi”, si legge nell’introduzione del rapporto. Dal rapporto alla cui stesura hanno contribuito 234 scienziati di 195 Paesi emerge che la temperatura superficiale globale della Terra continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo e i livelli di riscaldamento globale di 1,5°C e 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali saranno superati entro la fine del 21° secolo a meno di repentine e profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra. Per fermare la crisi climatica gli scienziati propongono di dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e portarle a uno zero netto entro il 2050.
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Piazza Affari chiude debole con le altre borse europee. I dati Usa su inflazione core Pce e Pil rafforzano la visione cauta della Fed
Wall Street apre senza grandi variazioni in una giornata caratterizzata dalla pubblicazione di importanti dati macroeconomici, con particolare attenzione all’indice Pce sull’inflazione, preferito dalla Federal Reserve. In vista del Ringraziamento, i mercati saranno chiusi domani e opereranno in modalità ridotta venerdì. Dopo un inizio stabile, il Dow Jones registra un lieve incremento, mentre S&P 500 e Nasdaq mostrano leggere perdite. Il petrolio Wti segna un aumento marginale al Nymex.
Negli Stati Uniti, le richieste di mutui sono in aumento grazie al calo dei tassi d’interesse per la prima volta in oltre due mesi. Secondo la Mortgage Bankers Association, le richieste totali sono cresciute del 6,3%. Le domande di mutuo per l’acquisto di una casa sono particolarmente in crescita, registrando un aumento del 12% rispetto alla settimana precedente.
Stellantis annuncia la chiusura della fabbrica di Luton, concentrando la produzione a Ellesmere Port per allinearsi alla transizione verso i veicoli elettrici nel Regno Unito. La decisione, influenzata dalle politiche del governo britannico, mette a rischio 1.100 posti di lavoro, ma promette nuove opportunità a Ellesmere Port.