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Biotech, Dompè : In Italia investimenti per 2 mld

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“In Italia il Biotech, anche se ancora molto giovane, rappresenta una grossa opportunità per il prossimo futuro. Con oltre 8mila addetti e 163 imprese (di cui 112 nel settore salute) si colloca al quarto posto in Europa dopo Germania, Regno Unito e Francia” e “nel prossimo triennio, può attrarre in Italia investimenti sia esteri sia nazionali per 1.5-2 miliardi di euro”. Lo sostiene Sergio Dompè, presidente di Farmindustria di fronte alla platea del Forum internazionale su Scienza e Tecnologia nel Mondo, in corso a Kyoto.
“Le aziende del farmaco e del biotech – dice Dompè, così come riportato in una nota – sono accomunate dalla stessa mission: innovazione e investimenti in Ricerca e sviluppo. Da una parte le imprese biotech offrono eccellenze tecnologiche e metodologiche, puntando su farmaci indirizzati alle necessità terapeutiche ancora non soddisfatte, dell’altra le grandi imprese farmaceutiche offrono adeguato supporto finanziario e sostegno per le attività di sviluppo della molecola e per l’immissione in commercio dei nuovi farmaci. Questa interazione ha prodotto un nuovo modello di business che rappresenta un esempio di “collaborative development financing” (Cdf). Il mercato stesso ne è un indicatore puntuale: nel 2004 i prodotti biofarmaceutici hanno totalizzato un fatturato di 33 miliardi di dollari con un’aspettativa per la prossima decade di ben 70 miliardi di dollari”.
“In Italia – assicura il presidente di Farmindustria – il Biotech, anche se ancora molto giovane, rappresenta una grossa opportunità per il prossimo futuro”, spiegando che “la realtà italiana è costellata da modelli di collaborazione che coinvolgono anche un altro soggetto, la cui presenza sul territorio nazionale è storicamente rinomata: l’Università. Sono così sorti dei veri e propri centri di eccellenza, situati nel Nord Italia (dei quali i più noti sono quelli in Lombardia), nel Centro (ad esempio, Lazio e Toscana) e in altre importanti aree del Sud Italia. Il successo di queste collaborazioni ha avuto un benefico e importante impatto sulla competitività del nostro Paese, che ad oggi può ben dire di essere sulla strada giusta per colmare il gap che lo separava storicamente dagli altri Paesi Europei. Per l’Italia questo è un’opportunità, che sta determinando la nascita di diversi centri di eccellenza, la crescita delle imprese biotech e rinnovate prospettive di crescita per il settore del farmaco, che nel prossimo triennio, può attrarre in Italia investimenti sia esteri sia nazionali per 1.5-2 miliardi di euro”.