Italia: Scope Ratings vede Pil a +6,1% nel 2021. Possibili rischi al ribasso con variante
L’economia italiana metterà a segno un deciso rimbalzo nel 2021, con il Pil che dovrebbe crescere al ritmo del 6,1%. Questa la stima di Scope Ratings che per il 2022 si attende un Pil in rialzo del 3,8 per cento. Nonostante queste previsioni, gli analisti dell’agenzia di rating mostrano una certa cautela nel medio termine. “Il potenziale di crescita a medio termine della terza economia dell’Unione europea rimane modesto, a causa delle strozzature interne dovute in parte all’invecchiamento della popolazione, della modesta crescita della produttività e del rischio che ingenti finanziamenti dell’UE vengano utilizzati in maniera incompleta o inefficace”, scrivono gli esperti.
“Vediamo dopo il 2022 una leggera accelerazione della crescita annuale dell’Italia in direzione di un tasso potenziale di circa lo 0,8%, quest’ultimo rivisto leggermente al rialzo rispetto alla nostra stima del potenziale di crescita dell’economia di medio periodo dello 0,7% rispetto a prima della crisi di Covid-19”, precisa Dennis Shen, capo analista per l’Italia di Scope. Giulia Branz, analista di Scope, chiarisce che “qualsiasi aumento più significativo del potenziale di crescita dell’Italia potrebbe dipendere dal fatto che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, mantenga lo slancio attuale nelle riforme strutturali – nelle politiche della concorrenza, nel rafforzamento degli ammortizzatori fiscali e sociali, nella riforma del mercato del lavoro, dopo il raggiungimento della riforma della giustizia”. “Mantenere la coesione di questo governo di unità nazionale rimane cruciale dopo che tali azioni erano state trascurate per decenni dai politici alle prese con i frequenti cambi di governo”, aggiunge Branz.
Scope mette, tuttavia, in evidenza che ci sono anche dei rischi al ribasso per le prospettive economiche. “Rimangono poiché i casi di Covid-19 sono aumentati a causa della trasmissione della variante Delta, limitando potenzialmente alcune attività economiche, oltre alla possibilità di una stagione influenzale invernale più dura”, aggunge Shen.
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