Economia

TIM, tra le priorità sviluppo della data economy e cloud

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TIM, tra le priorità lo sviluppo di data economy, cloud e bandalarga per favorire lo sviluppo economico dell’Italia

 

Da diversi anni, TIM è impegnata con diversi progetti che la vedono in prima linea nel processo di digitalizzazione del Paese, in particolar modo rafforzando le infrastrutture e i servizi come il cloud e promuovendo la diffusione delle competenze digitali. Fattori essenziali per la ripresa dell’economia nazionale, che favoriscono lo sviluppo della data economy e di conseguenza sono una spinta importante per lo sviluppo dell’intero comparto economico del Paese.

Secondo lo studio condotto da The European House – Ambrosetti, commissionato da TIM e presentato in questi giorni al Forum Ambrosetti di Cernobbio, la capacità di riportare l’Italia lungo un percorso di crescita strutturale passa proprio per lo sviluppo della data economy, favorito dalla diffusione di nuove tecnologie quali il cloud computing, l’IoT (Internet of Things) e gli algoritmi di analisi dei dati.

Dallo studio emerge infatti che l’adozione delle tecnologie della data economy genera benefici per le imprese e organizzazioni indipendentemente dal settore di riferimento o dalla dimensione aziendale. Il tutto reso possibile dalla diffusione della banda ultralarga e dei servizi in cloud, binomio che come spiegato da Luigi Gubitosi, AD di TIM, può generare 78 miliardi di euro e contribuire alla ripresa economica dell’Italia.

 

TIM, Luigi Gubitosi: “La data economy porterà benefici all’economia globale”

I dati dello studio di The European House – Ambrosetti, sotto incarico di TIM, confermano che la strada intrapresa dal Gruppo in questi anni per la diffusione di servizi e competenze digitali in Italia sarà un punto di svolta per lo sviluppo economico italiano. Come dichiarato da Luigi Gubitosi infatti:

“Sono numerosi i benefici che la data economy porterà all’economia globale e per il nostro Paese si tratta di una sfida irrinunciabile, avendo ampi margini di crescita all’orizzonte — commenta Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim Per cogliere questo cambiamento bisogna favorire quindi la diffusione delle tecnologie digitali che abilitano questo modello, a partire dal cloud, che rappresenta la grande rivoluzione dei prossimi anni, insieme all’internet of things e all’intelligenza artificiale.”

Un divario ancora forte in Italia, rispetto al resto dell’Europa, ma che è possibile e necessario favorendo la diffusione della banda ultralarga per rafforzare l’erogazione di servizi digitali quali cloud, Iot e in generale tutti i servizi connessi alla gestione di data. Azione che può generare come riportato dallo stesso Luigi Gubitosi «circa 78 miliardi di euro all’anno, con un’incidenza sul Pil fino al 4%», aggiungendo che TIM è impegnata su questo fronte, che rappresenta una grande opportunità per la crescita collettiva del paese.

 

I dati dello studio di The European House – Ambrosetti commissionato da TIM su “La Data Economy in Italia e il ruolo del Cloud per la transizione digitale”

Dallo studio su “La Data Economy in Italia e il ruolo del Cloud per la transizione digitale’, realizzato da The European House — Ambrosetti su incarico di Tim e presentato nei giorni scorsi al Forum Ambrosetti di Cernobbio emergono diversi dati sull’impatto positivo della digitalizzazione per lo sviluppo economico dell’Italia nei prossimi anni.

Lo studio promosso da TIM evidenzia infatti che l’adozione delle tecnologie della data economy genera benefici per imprese e organizzazioni, a prescindere dall’ambito o la dimensione delle strutture stesse. I servizi cloud in particolar modo consentono a queste realtà di focalizzarsi sulle attività a maggiore valore aggiunto e gestire in maniera flessibile i carichi di lavoro, con un impatto positivo medio del +35% sulla produttività del lavoro e una riduzione del time-to-market del 64%. Il passaggio a costi variabili e l’esternalizzazione della gestione delle piattaforme informatiche al provider permettono poi di ridurre i costi IT in media del 29%.

Benefici che si estendono anche sui servizi della Pubblica Amministrazione che possono ridurre i tempi di interazione con gli uffici del 50%, comportando una maggiore soddisfazione dei cittadini rispetto ai servizi erogati nonché una riduzione del 42% sui costi dei data center.

Lo sviluppo della data economy avrà inoltre importanti ripercussioni sul mercato del lavoro contribuendo in maniera rilevante all’occupazione, favorendo la crescita dei “professionisti dei dati” che, secondo lo studio, in uno scenario accelerato arriveranno a 1,6 milioni di individui al 2030 rispetto ai 600 mila attuali.