Evergrande, per operatori solo punta dell’iceberg dell’immobiliare cinese
La crisi di Evergrande, il colosso dello sviluppo immobiliare cinese, sta pesando sui listini internazionali, mentre crescono i dubbi sulle capacità di rimborso della società indebitata per 300 miliardi di dollari complessivi.
Il titolo Evergrande ha toccato un minimo intraday a 2,06 dollari di hong kong nella seduta del 20 settembre e ha chiuso sui minimi dal 2010. Il calo da inizio anno è arrivato all’84,7% a fine giornata. Intorno alle 16 e 40 italiane l’Euro Stoxx 600 cede l’1,92% mentre l’S&P 500 è in calo di un punto e mezzo.
Evergrande, solo punta dell’iceberg
I problemi di liquidità di Evergrande mettono il mercato di fronte alla prospettiva di un default di ampie proporzioni. La società impiega circa 200mila dipendenti e conta 1.300 progetti immobiliari in Cina. Molti non potranno essere completati perché Evergrande soffre di una mancanza di finanziamenti. Le banche HSBC e Standard Chartered, ad esempio, si sono recentemente rifiutate di concedere credito a Evergrande per il completamento due progetti residenziali.
Due dirigenti di Evergrande che hanno parlato riservatamente al Financial Times hanno affermato che, “come salvataggio di ultima istanza”, le operazioni del gruppo potrebbero essere rilevate dai governi locali e dai grandi sviluppatori statali su una “base regione per regione”.
“Ci sono timori… che la crisi possa estendersi ad altre aziende del settore e possa influenzare direttamente la costruzione e il completamento delle case”, hanno affermato gli analisti di Commerzbank, “il settore delle costruzioni è uno dei maggiori consumatori di metalli di base come il rame e l’alluminio, così come di acciaio”.
“Evergrande è solo la punta dell’iceberg“, ha dichiarato al Financial Times Louis Tse, amministratore delegato di Wealthy Securities, un intermediario basato a New York: infatti, gli sviluppatori di progetti edilizi cinesi sono sottoposti a pressione una pressione generalizzata per il rimborso delle obbligazioni denominate in dollari. I mercati, poi si sarebbero innervositi dal momento che Pechino avrebbe spinto i gruppi immobiliari quotati a tagliare i costi delle abitazioni nella Cina continentale e a Hong Kong.