È indetto per il prossimo venerdì, 24 settembre, lo sciopero nazionale dei lavoratori di Mps in attesa di conoscere il futuro della banca. Non succede spesso che i dipendenti degli istituti di credito scendano in piazza per manifestare.
Mps, le ragioni dello sciopero
Le ragioni della protesta, spiegano i sindacati della banca senese, che effettueranno tre presidi a Roma, Milano e Bari, sono l’esclusione dei rappresentanti di 21mila addetti del gruppo bancario senese dalla discussione in corso sulle sorti del gruppo.
“Il silenzio del ministero dell’Economia che sta trattando in esclusiva con UniCredit una operazione societaria dai contorni incerti e indefiniti, l’assenza di chiarimenti su possibili opzioni alternative, la determinazione dello Stato azionista a rispettare l’impegno preso con l’Europa per l’uscita dal capitale della Banca entro fine anno” si legge nel comunicato.
I sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin del coordinamento Mps ricordano nella nota che in questi anni di crisi sono stati i lavoratori di Rocca Salimbeni ad aver costituito il vero sostegno della banca e del gruppo “con il loro lavoro, la loro professionalità’ e finanche consistenti sacrifici economici.
E’ grazie alla loro dedizione se la clientela ha mantenuto l’indispensabile rapporto di fiducia con Mps. Hanno quindi il diritto di essere chiamati a svolgere un ruolo attivo e preventivo nella discussione che riguarda le loro vite e le loro famiglie. Non intendono delegare a nessuno la tutela dei propri interessi e le garanzie di un futuro sostenibile. Meritano ascolto e meritano rispetto!”.
Mps: a rischio chiusura 50 filiali
A far infuriare i sindacati alla vigilia dello sciopero, il nuovo intervento di razionalizzazione della rete, lanciato dagli amministratori di Banca Mps mentre è ancora in corso la due diligence dei manager di UniCredit, Mediocredito Centrale e Amco.
In ossequio ai dettami del piano di ristrutturazione 2017-2021, Rocca Salimbeni vuole chiudere 50 filiali per ’liberare’ 70 dipendenti, da riutilizzare nella rete commerciale su un totale di 843 bancari coinvolti.
La lista delle chiusure comprende 8 filiali in Toscana (in provincia solo lo sportello nell’ospedale di Campostaggia), una in Umbria, a Terni, con Lombardia e Lazio che hanno i numeri maggiori. L’inizio della procedura sta a significare che entro 60 giorni quegli sportelli potrebbero chiudere.
Ancora nulla di ufficiale, visto che da settimane Unicredit, guidata da Andrea Orcel, sta valutando se e come rilevare la più antica banca fondata a Siena nel 1472.
MPS: spunta piano B
Negli ultimi giorni si è arrivati a prospettare un piano B. Secondo quanto riporta La Stampa, fonti governative avrebbero dichiarato che, sul dossier Mps, “la situazione è diversa dal 30 luglio, quando Unicredit, era l’unica strada percorribile. Adesso non è più così”, aggiungendo che tutto rimarrà però “congelato fino alle elezioni” amministrative del 3 e 4 ottobre.
Una decisione presa sulla scia delle richieste sempre più alte da parte di piazza Gae Aulenti ma soprattutto dalle pressioni della politica, sempre più rilevanti man mano che si avvicinano le elezioni suppletive nel collegio di Siena.
Sempre secondo quanto riporta il quotidiano torinese, negli ultimi giorni si starebbe facendo avanti Bper, che potrebbe rilevare un centinaio di sportelli nel nord Italia e in Emilia – Romagna. Smentite invece le indiscrezioni circolanti sull’interesse da parte di Generali.
L’unica cosa certa, che Orcel ribadisce con fermezza, è che l’integrazione di Mps in Unicredit deve essere neutrale a livello di capitale e accrescitiva di valore. Sul fronte del personale, questo potrebbe tradursi in esuberi tra i 5 e i 7 mila, numero più vicino alla parte bassa della forchetta secondo le indiscrezioni che invece circolano in ambienti bancari nazionali.