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Dollaro ai massimi da un anno, la Fed surriscalda il biglietto verde

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La prospettiva di un rialzo dei tassi Usa da parte della Federal Reserve ha rafforzato il cambio del dollaro, con una nuova accelerazione nei giorni successivi al meeting del Fomc culminata oggi (30 settembre) su nuovi massimi a un anno.
Il Dollar Index, che pondera il tasso di cambio del biglietto verde contro un paniere di altre sei valute ha raggiunto il livello più alto dal 28 settembre 2020.

Al fenomeno hanno contribuito il rialzo dell’inflazione, già incorporato dalle ultime previsioni della Fed e che accrescerebbero le posizioni dei falchi del consiglio, intenzionati a procedere al primo inasprimento dei tassi già nel corso del 2022. Lo stesso presidente della Fed, Jerome Powell, ha dichiarato nel corso di un’audizione al Congresso che le restrizioni sull’offerta di varie materie prime stanno creando un ambiente favorevole a un rialzo dell’inflazione più elevato del previsto – che però, ha ribadito, rimarrà temporaneo.
La prospettiva di un rialzo dei tassi, unita all’incertezza legata all’inflazione aveva parallelamente riportato verso l’alto i rendimenti dei bond, a partire dai Treasuries e, ancor di più, i Gilt britannici.

Nel frattempo sia la Fed sia la Bce hanno annunciato o comunque preparato il terreno alla progressiva riduzione del ritmo di acquisti dei rispettivi piani Qe e Pepp. L’uscita dall’espansione quantitativa del bilancio è considerata una mossa propedeutica all’aumento dei tassi.

Dollaro: cosa pensano gli analisti

Powell ha “preparato il mercato” sul fatto che la Fed potrà ridurre i suoi acquisti di obbligazioni a partire da novembre, il che “lascia aperta la possibilità che il primo rialzo dei tassi sia consegnato durante la seconda metà del prossimo anno”, ha detto al Financial Times Lee Hardman, analista valutario alla MUFG Bank.

“La mossa del dollar index non è stata accompagnata da alcun aumento particolarmente rilevante dei rendimenti statunitensi né da grandi correzioni azionarie”, ha detto ING in una nota ai clienti, “sembra che la mossa possa essere stata guidata dai flussi societari e istituzionali di fine trimestre”.

“Continuiamo a vedere un rischio al ribasso per l’euro”, ha detto a Cnbc Kristoffer Kjær Lomholt, capo analista di Danske Bank, citando la divergenza fra le politiche delle banche centrali Usa ed europea come un elemento che potrebbe indebolire l’euro sul dollaro.