Potrebbe arrivare da El Salvador, ovvero il primo Paese al mondo il cui il bitcoin ha corso legale, la svolta green che tutti aspettavano per un’ulteriore espansione della valuta digitale in ambito corporate e finanziario.
Da poche ore è nato il primo Bitcoin estratto utilizzando l’energia dei vulcani del Paese. Un progetto sul quale il presidente Nayib Bukele aveva dato ragguagli poco più di un giorno fa, e che oggi, pur essendo ancora in fase di test, ha iniziato a produrre i propri Bitcoin.
“Una notizia straordinaria per tutti gli appassionati di BTC, ma anche per chi ha già investito nel coin – spiega Gianluca Grossi di Criptovaluta.it che per primi hanno lanciato la notizia in Italia – il motivo è semplice: questa potrebbe essere la svolta green che tutti aspettavano per un’ulteriore espansione di BTC in ambito corporate e finanziario”.
Il presidente Nayib Bukele, tramite un ufficiale su Twitter, conferma che si è avviato il mining di Bitcoin tramite energia vulcanica, o meglio, energia geotermica, che viene ricavata dai tanti vulcani che insistono sul territorio di El Salvador.
Una storia che in realtà ha radici relativamente profonde, perché subito dopo l’annuncio della Ley Bitcoin che ha reso la criptovaluta legal tender nel paese, si è iniziato a parlare, sempre per bocca del presidente salvadoregno, della possibilità di sfruttare energia geotermica a basso costo per il mining Bitcoin.
“In prima battuta si era parlato di offrire questa opportunità a società di mining private – prosegue Gianluca Grossi – mentre da quanto si potrebbe comprendere dallo screenshot offerto da Bukele, potrebbe trattarsi di un’operazione con partecipazione statale”.
Il primo screnshot riporta la creazione di poco più di 0,01 BTC, che ai prezzi attuali valgono poco più di 450$. Una piccola somma ma – come spiegano gli esperti – siamo ancora in fase di test e con ogni probabilità con soltanto una frazione delle macchine ASIC online.
Dopo la stretta cinese, i paesi che si stanno lanciando sul mining
Sono diversi i paesi che si stanno buttando sul mining Bitcoin. In particolare tra quelli che hanno a disposizione energia elettrica a basso costo e rinnovabile. È quanto ad esempio stanno provando a fare in Laos, così come sembrerebbe il caso della Bielorussia e presto di altri paesi del ontano oriente, Cina ovviamente esclusa.
“Sono possibilità che sono nate anche grazie al passo falso della Repubblica Popolare Cinese – prosegue Grossi – che ha costretto alla fuga imprese e privati che si occupavano di Mining Bitcoin”. Una fuga che ha permesso a molti di guardarsi intorno – e anche a nuovi agenti di entrare su questo mercato.