Tutto pronto per il Cdm di oggi che ha all’ordine del giorno la delega fiscale. La cabina di regia è convocata alle 14 e il premier Mario Draghi porterà sul tavolo tanti punti, dalla revisione dell’Irpef, al taglio del cuneo fiscale alla tanto attesa riforma del catasto. Secondo fonti governative la cabina di regia si svolgerà con la presenza di Draghi e del ministro Daniele Franco con i capi delegazione della maggioranza. Subito dopo si svolgerà il Cdm, che dovrebbe essere seguito da una conferenza stampa di Draghi.
Delega fiscale: Irpef, cuneo fiscale e riforma catasto
Tra le possibili misure che potrebbero entrare nel testo della legge delega troviamo in primo luogo una riforma dell’Irpef, ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche che attualmente viene calcolata tenendo conto di 5 scaglioni.
Andando nei dettaglio, con un reddito lordo compreso che arriva fino a 15.000 euro, troviamo l’aliquota fissata al 23%, da 15.001 a 28.000 euro, l’aliquota è del 27%, mentre da 28.001 a 55.000 euro siamo al 38% e da 55.001 a 75.000 euro arriviamo al 41%. Se il reddito lordo è addirittura superiore a 75.000 euro, l’aliquota salirà al 43%. Sembrerebbe esserci consenso tra le forze politiche per un intervento sul terzo scaglione Irpef del 38% che riguarda le fasce di reddito tra i 28mila e i 55mila. A tal proposito, il segretario del Pd Enrico Letta ha chiesto nei giorni scorsi al governo di “partire dai ceti medio-bassi, da coloro che hanno stipendi che sono sempre tracciabili”, senza però specificare meglio cosa intenda per ceti medio-bassi. L’ultima riforma fiscale – il famoso bonus da 100 euro in busta paga – era andata soprattutto a vantaggio delle fasce di reddito tra 28mila e 35mila euro”.
Altra misura allo studio riguarda il tanto agognato taglio del cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo del lavoro lordo per l’impresa e il netto che si mette in tasca il lavoratore, che si compone di imposte dirette, imposte indirette e contributi previdenziali.
L’ipotesi allo studio è di sostituire l’Irap con l’Ires per le grandi imprese ed abolendola del tutto per autonomi, professionisti, ditte individuali e società di persone. Per la copertura uno degli obiettivi è quello di intervenire sulle tax expenditures, ovvero l’insieme di sconti fiscali riconosciuti a determinate condizioni ai contribuenti e scaricati nella denuncia dei redditi. Si parla di ben 800 bonus, con un corrispettivo di 313 miliardi di euro. Quanto all’Irap, le Camere si sono espresse per una sua abolizione (e c’è chi come Italia Viva preme per avviarla già con la legge di Bilancio) ma andranno risolte alcune criticità come il rischio di ritrovarsi con un’aliquota troppo alta e poco competitiva se venisse assorbita nell’Ires o ne diventasse una addizionale. Anche la lotta all’evasione dovrebbe essere oggetto di una revisione per rendere più efficaci gli strumenti in mano all’Agenzia delle entrate ma il pacchetto legato alla privacy potrebbe avere bisogno di ulteriori approfondimenti. In cantiere anche la revisione delle attuali quattro aliquote IVA, con il fine di semplificare e riequilibrare il sistema di tassazione di beni e servizi.
Fari puntati soprattutto sulla possibile riforma del catasto. Nel lavoro sul testo in vista del consiglio dei ministri torna in campo la revisione delle categorie e il passaggio dai vani ai metri quadri e all’emersione dei cd. “immobili fantasma”.
L’idea sarebbe quella di promuovere intanto il completamento della revisione degli estimi catastali e di rimandare a un secondo momento le scelte sulla revisione della tassazione, in un percorso che avrebbe bisogno almeno di 3 anni per compiersi. Scopo dell’intervento è quella di una definizione del valore degli immobili ai fini fiscali più aderente alla realtà del mercato.
“La tassazione – come ha spiegato il presidente del consiglio Draghi – avviene in questo modo: si prende un numero di non so quanti anni fa, si moltiplica per 160 e si ottiene un importo, questo è quel che ho capito. Perché 160? È un altro numero che non ha nessun senso come rendite catastali originali”.
Draghi ha assicurato che con la riforma “non si pagherà né più né meno che prima, ma si rivedono le rendite per come sono state fissate” ma i partiti hanno alzato le barricate denunciando un possibile aumento di Imu e Tari.