La riforma del catasto, resta una delle priorità del governo Draghi. Una riforma fortemente richiesta dall’Europa già qualche anno fa e bloccata dall’allora Governo Renzi. Si tratta di una riforma i cui effetti i cui effetti non si vedranno prima del 2026 e che in questa prima fase si limiterà a fare solo una ricognizione dell’esistente, per fotografare lo stato del nostro sistema immobiliare.
Il valore di reddito potrebbe essere affiancato da quello medio di mercato, le molte categorie catastali potrebbero essere drasticamente semplificate, fino al punto di cancellare la separazione tra case popolari e di lusso con “immobili ordinari” e immobili speciali”.
E l’impatto non riguarderà solo le tasse che gravano sulla casa (IMU, Imposte ipocatastali, imposta di registro ecc.), ma anche sull’ISEE l’indicatore che consente di ottenere agevolazioni e sconti (dalle bollette alle rette per i servizi quali asili, mense, RSA ecc.), con la conseguenza di un aumento delle rette o di un’uscita dalla protezione sociale.
Riforma: dove si sentirà di più la stangata
La UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio ha elaborato delle simulazioni prendendo in considerazione i valori OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare) sulle compravendite degli immobili aggiornati al secondo semestre del 2020 di un appartamento ubicato in zona semi centrale, mettendo a raffronto tali dati con le rendite catastali medie attuali (A/2 e A/3), nelle Città capoluogo di Regione.
L’elaborazione ha poi riguardato gli effetti sull’IMU sulle seconde case e l’impatto sull’ISEE di una prima casa.
Dall’elaborazione emerge che a livello nazionale con i nuovi valori catastali mediamente le rendite aumenteranno del 128,3% con punte del 189% a Trento, 183% a Roma, 164% a Palermo, 155% a Venezia, 123% a Milano.
L’impatto dei nuovi valori sull’IMU sulle seconde case vede un aumento medio a livello nazionale di 1.150 euro passando dagli attuali 896 euro a 2.046 euro.
A Roma il rincaro dell’IMU sarà di 3.648 euro passando dagli attuali 1.992 euro a 5.640 euro; a Venezia l’aumento sarà di 2.341 euro; a Milano di 2.260 euro.
Mentre una prima casa ai fini del calcolo dell’ISEE aumenterà mediamente di 75 mila euro con punte di 213 mila euro a Roma, di 142 mila euro a Milano e Venezia, 99 ila euro a Trento, 76 mila euro a Palermo.
Per Ivana Veronese – Segretaria Confederale UIL
“la riforma sarebbe necessaria per riportare equità nella tassazione sul mattone. Una riforma attesa da più di 30 anni, dato che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989, partendo da una revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili, eliminando i paradossi attuali per cui case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte. Prestando, però, molta attenzione perché questo processo di riforma non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili.
Ovviamente, sempre accompagnando questi percorsi ad una lotta “senza se e senza ma” all’evasione fiscale sulla tassazione immobiliare che ogni anno produce un minor gettito pari ad oltre 1 miliardo di euro”.
Che cosa è la riforma sul catasto
Molti governi hanno da anni tentato invano di attuare la riforma del catasto per raggiungere maggiore equità fiscale in Italia.
L’ultimo tentativo risale al 1989, tra il 1996 e il 1997 le rendite catastali sono state alzate del 5%. A partire dal 2005, i Comuni possono chiedere all’Agenzia il “riclassamento” di singoli immobili o di intere aree.
Adesso rispunta, tra le righe, della Legge delega di riforma del sistema fiscale e oggi come allora le indicazioni sono che i vani catastali lasceranno lo spazio ai metri quadrati per avvicinarle ai valori di mercato.
Obiettivo dichiarato è far emergere gli immobili non dichiarati, attribuendo ad ogni immobile caratteristiche corrette, verificando dimensioni, posizione geografica, quotazioni di riferimento, titolari di diritti e quote. Le informazioni vanno usate, si legge sempre nel documento del Mef, “integrando le banche dati immobiliari con le informazioni desunte dalla dichiarazione dei redditi, anche nell’ottica di una più equa imposizione fiscale”.
Molto spesso accade che il valore di mercato di un immobile non coincide con quello catastale. Le rendite catastali difatti fotografano il mercato di fine anni ’80 e da allora ci sono città e quartieri in cui i prezzi sono cresciuti o diminuiti per questo si è resa necessaria una riforma.