In pensione a 62 o 63 anni ma non per tutti: l’ultima novità allo studio (Podcast)
Uscita dal mondo del lavoro a 62 o 63 anni, in aggiunta all’Ape sociale rafforzata, seppure in versione selettiva. Questa la proposta sulla riforma previdenziale indirizzata al governo dalla maggioranza con il parere sulla Nota di aggiornamento al Def votato dalla commissione Lavoro della Camera.
Di fatto la proposta prevede l’accesso alla pensione a 62-63 anni per alcuni settori o categorie di lavoratori e con un assegno proporzionalmente ridotto rispetto a quello “pieno” sulla base degli anni di anticipo. Sul piatto ci sarebbe una dote di 4-5 miliardi per il capitolo previdenza che nei fatti dovrebbe essere ripartita più o meno equamente, tra la rivalutazione da garantire ai trattamenti nel 2022, tenendo conto della nuova andatura dell’inflazione e della conclusione a fine anno del sistema di indicizzazione su sei fasce, e le misure previdenziali per superare quota 100 che finirà naturalmente a fine anno.
Quota 100 in scadenza
In scadenza a fine anno e confermato il fatto che non verrà prorogata, Quota 100 è una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori dipendenti e autonomi che maturano, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 31 dicembre 2021, i requisiti prescritti dalla legge. Possono richiedere l’accesso alla pensione con Quota 100 i lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) – che comprende il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e le gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) – e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, gestite dall’INPS, nonché ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata. Si ricorda che ai fini del conseguimento della pensione Quota 100 è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. I soggetti possono richiedere la pensione Quota 100 se in possesso, nel periodo compreso tra il 2019 e il 2021, di un’età anagrafica non inferiore a 62 anni e di un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni.
Riforma previdenziale: le proposte allo studio
Tra le altre proposte sul tavolo in tema previdenziale abbiamo quella del leghista Claudio Durigon che ha proposto il pensionamento anticipato al raggiungimento di 41 anni di contributi (compresi quella figurativi) a prescindere dall’età (Quota 41). Il Pd ha avanzato una sua proposta a firma di Debora Serracchiani e Cantone che punta alla “stabilizzazione” dell’Ape sociale, da estendere a nuove categorie di lavori gravosi, a rendere permanente Opzione donna, al ricorso a una “delega” per introdurre la pensione di garanzia per i giovani e alla riduzione della “soglia” di vecchiaia per le lavoratrici madri.
Ha la firma di Renata Polverini (Fi) un’altra proposta che prevede la possibilità di accedere al pensionamento per i lavoratori con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi, a condizione che l’importo del trattamento non sia inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale e con una riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto al limite dei 66 anni. Simile la proposta di Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia che propone una soglia minima di 62 anni e una “massima” di 70 anni, oltre ad almeno 35 anni di contributi, con l’importo mensile dell’assegno non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale e con penalizzazioni decrescenti sotto i 66 anni. Tra le altre proposte troviamo anche Quota 102 che prevede un innalzamento del requisito per la quota 100, che richiederebbe dal 2022 64 anni di età e 38 di contributi e un’Opzione per il contributivo che prevede un ricalcolo della pensione interamente con il sistema contributivo, anche se ci sono versamenti precedenti al 1996, con 64 anni di età e 36 anni di contributi (con un meccanismo simile a quello dell’Opzione Donna).