Economia

Pensioni a rischio svalutazione per effetto PIL negativo, cosa succede

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Brutte notizie per i pensionati, che rischiano di dover fare i conti con pensioni “svalutate” a causa della dinamica negativa del Pil.  Questo perché l’assegno pensionistico, calcolato con il metodo contributivo, è legato alla crescita economica.

Spieghiamo meglio. Il montante contributivo è il capitale che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni lavorativi. La determinazione del suo valore, che contribuisce al totale pensionistico, viene calcolata anche sulla base del tasso medio annuo di variazione del Pil nei cinque anni precedenti.

Nella nota del 7 ottobre del ministero del Lavoro, l’Istat ha comunicato che il tasso medio del prodotto interno lordo degli ultimi cinque anni è risultato pari a -0,000215 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione dei montanti contributivi è pari a 0,999785, quindi inferiore a 1. I sindacati hanno chiesto al governo di fare lo stesso. la questione dovrebbe essere affrontata nella prossima legge di bilancio, quando si stimano misure in ambito pensionistico pari a 5 miliardi.

Montante contributivo svalutato: è la seconda volta nella storia

Non è la prima volta che accade. L’indice di rivalutazione dei montanti contributivi era risultato negativo anche a fine 2014, ma allora il Governo aveva stabilito che, in ogni caso, il coefficiente non potesse essere inferiore a uno.

L’utilizzo del coefficiente pari a 1 consente di non penalizzare i montanti contributivi. Infatti, in assenza di tale previsione, i montanti accantonati subirebbero una decurtazione pari all’andamento negativo dell’economia.

Pertanto, per le pensioni con decorrenza successiva al 1° gennaio 2022, i montanti contributivi accumulati fino al 31 dicembre 2020 non subiranno rivalutazioni, per effetto della sterilizzazione all’unità.
In assenza di ulteriori interventi legislativi, il coefficiente che sarà reso noto alla fine del 2022 dovrà tener conto del recupero dello 0,0215%, attualmente congelato.

Pensioni: montante contributo, come si calcola

Per determinare il montante individuale dei contributi delle pensioni occorre:

  • individuare la base imponibile annua (cioè la retribuzione annua, per gli iscritti alle gestioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti; il reddito annuo, per gli iscritti alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi) corrispondente ai periodi di contribuzione (obbligatoria, volontaria, figurativa, da riscatto, da ricongiunzione) fatti valere dall’assicurato in ciascun anno;
  • calcolare l’ammontare dei contributi di ciascun anno moltiplicando la base imponibile annua per l’aliquota di computo del 33 per cento, per i periodi di contribuzione da lavoratore dipendente, ovvero per l’aliquota di computo del 20 per cento, per i periodi di contribuzione da lavoratore autonomo; per i parasubordinati l’aliquota varia dal 17% al 27%.
  • determinare il montante individuale dei contributi sommando l’ammontare dei contributi di ciascun anno, rivalutato annualmente sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo nominale (PIL), appositamente calcolata dall’ISTAT con riferimento al quinquennio precedente l’anno da rivalutare.

L’importo così ottenuto costituisce la quota di montante individuale dei contributi per i periodi maturati successivamente al 31 dicembre 1995. La rivalutazione del montante contributivo su base composta deve essere operata al 31 dicembre di ciascun anno con esclusione della contribuzione dello stesso anno e ha effetto per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio dell’anno immediatamente successivo.