Mentre i dipendenti pubblici stanno progressivamente tornando alle scrivanie, prende forma il contratto di smartworking della PA per coloro (si parla del 15% circa secondo quanto annunciato dal ministro Renato Brunetta) che continueranno a lavorare da remoto.
Nell’ambito della contrattazione sul rinnovo del contratto del pubblico impiego, Aran e sindacati stanno lavorando alla definizione del lavoro agile per i dipendenti pubblici di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici che sia “finalizzato a conseguire il miglioramento dei servizi pubblici e l’innovazione organizzativa garantendo, al contempo, l’equilibrio tra vita professionale e vita lavorativa”.
Tra le novità emerse nelle ultime ore la possibilità di possibile fare smart working nella pubblica amministrazione anche dall’estero, seppur con vincoli precisi di orario e di luogo di lavoro, se saranno garantite le condizioni minime di tutela della sicurezza del lavoratore nonché la piena operatività della dotazione informatica e la riservatezza dei dati.
È quanto emerge dalla nuova bozza di contratto. Nel nuovo testo è stata infatti cancellata la frase secondo la quale la prestazione può essere eseguita fuori dai locali dell’amministrazione “ma in ogni caso entro i confini del territorio nazionale”.
Si pensa in particolare ai frontalieri e a chi accompagna il coniuge che va a lavorare all’estero.
Il lavoro da remoto
La bozza introduce tra il lavoro a distanza anche quello da remoto che a differenza del lavoro agile (lo smart working) avrà vincoli di orario e di sede.
“Il lavoro da remoto – si legge – può essere prestato anche, con vincolo di tempo e nel rispetto dei conseguenti obblighi di presenza derivanti dalle disposizioni in materia di orario di lavoro, attraverso una modificazione del luogo di adempimento della prestazione lavorativa, che comporta la effettuazione della prestazione in luogo idoneo e diverso dalla sede dell’ufficio al quale il dipendente è assegnato”.
Il lavoro da remoto realizzabile con l’ausilio di dispositivi tecnologici, messi a disposizione dall’amministrazione – può essere svolto come telelavoro domiciliare, che comporta la prestazione dell’attività lavorativa dal domicilio del dipendente; altre forme di lavoro a distanza, come il coworking o il lavoro decentrato da centri satellite.
Il lavoratore ha gli stessi obblighi derivanti dallo svolgimento della prestazione lavorativa presso la sede dell’ufficio, “con particolare riferimento al rispetto delle disposizioni in materia di orario di lavoro” e sono naturalmente garantiti tutti i diritti previsti dal contratto per il lavoro svolto presso la sede dell’ufficio, con particolare riferimento a riposi, pause e permessi orari.
Per questa modalità di lavoro non sono quindi individuate le tre fasce orarie previste per il lavoro agile (operatività, contattabilità e inoperabilità).