Tramontato, almeno per il momento il matrimonio tra Unicredit e MPS, ci si torna ad interrogare sul futuro dell’istituto bancario senese: tra le ipotesi tornate in auge spicca quella del piano Isacco. Il nome si ispira all’episodio raccontato nella Bibbia in cui, su richiesta di Dio, Abramo era pronto a sacrificare il suo unico figlio, Isacco per l’appunto, ma un attimo prima di compiere il sacrificio sul monte Moriah, la voce di un angelo ferma Abramo.
Nel caso di Mps, si parla di un possibile accordo tra banca e creditori, titolari di cause legali per potenziali 7 miliardi di euro, vera spina nel fianco del Monte. Con il piano Isacco, anziché tenere in piedi queste cause legali, il Tesoro cederebbe le quote di azioni Mps in suo possesso. Allo stesso tempo i creditori diventerebbero azionisti di una banca alleggerita dai guai legali: una banca dunque sicuramente più appetibile per eventuali altri investitori.
Unicredit conferma fine trattative
Ieri intanto è arrivata la definitiva conferma che MPS non rientra più nei piani di Unicredit. A spazzare via ogni dubbio, ci ha pensato il numero uno della banca milanese, Andrea Orcel, durante la presentazione del bilancio trimestrale.
“Mps non farà parte del futuro della nostra strategia” ha detto Andrea Orcel, amministratore delegato della banca milanese, aprendo la conference call con gli analisti finanziari sui conti dei primi nove mesi dell’anno della banca. “Le discussioni sono state lunghe e dettagliate ma, nonostante gli sforzi di entrambe le parti, e non è stato possibile raggiungere un accordo che soddisfacesse tutti i parametri stabiliti nel Memorandum d’intesa’ e per questo ‘i negoziati sono stati conclusi’.
Mps, l’Europa aspetta piano B
Dopo il fallimento delle trattative con Unicredit, l’Europa segue da vicino i recenti sviluppi riguardanti il Monte dei Paschi di Siena, ed è in contatto con le autorità italiane, che si erano impegnate nel 2017 con la Commissione europea a privatizzare la banca senese. A confermarlo è Arianna Podestà, portavoce per la Concorrenza, spiegando che se Roma non riesce a trovare una soluzione entro le scadenze previste sta a loro proporre dei nuovi impegni equivalenti, che portino comunque lo Stato a uscire dalla proprietà della Banca.
“L’Italia si è impegnata a vendere tutte le azioni della Banca entro una determinata scadenza. Il termine per completare la privatizzazione prevista dagli impegni – ha rilevato – non è scaduto. La Commissione non può commentare la scadenza esatta, che è considerata come un’informazione riservata”. “Come sempre – ha aggiunto la portavoce -, è responsabilità degli Stati membri rispettare gli impegni presi in materia di aiuti di Stato ed è loro compito proporre le modalità per adempiere a quegli impegni. Spetta quindi all’Italia decidere e proporre le modalità per uscire dalla proprietà della banca Mps, tenendo conto della decisione che abbiamo adottato nel 2017 in materia di aiuti di Stato e degli impegni presi in quel contesto”.