COP26: la finanza al servizio del clima mette sul piatto oltre 100mila miliardi di dollari
La finanza mondiale al servizio del clima con oltre centomila miliardi di dollari già pronti per la transizione energetica. Questa la cifra emersa nel corso della Cop 26 di Glasgow, la conferenza globale sui cambiamenti climatici, e a metterla sul piatto è la Glasgow financial alliance for net zero.
Glasgow financial alliance for net zero
Più di 450 società, da 45 Paesi pronte a mettere a disposizione 100mila miliardi per la transizione energetica. Questi i numeri della coalizione che vede unite fondi, banche e società di gestione, tutte guidate da Mark Carney, l’ex governatore della Bank of England e che verrà coadiuvato dal magnate statunitense, Michael Bloomberg, che affiancherà Carney come co-presidente.
Nata ad aprile e con una base di 70mila miliardi di dollari di asset gestiti e che vede comparire tra i suoi membri colossi come Hsbc, Bank of America e Santander, la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz), guidata da Mark Carney, è pronto a mettere sul tavolo oltre 100 trilioni di dollari per finanziare la transizione ecologica in tre decenni, 130 per l’esattezza.
Abbiamo adesso l’attrezzatura necessaria — ha detto Carney — per spostare il cambiamento climatico dai margini all’avanguardia della finanza, così che ogni decisione finanziaria ne terrà conto.
La Gfanz spiega che questo impegno per trasformare il sistema economico mondiale potrà fornire quei 100 trilioni di dollari che secondo le stime sono necessari per uscire dai combustibili fossili entro metà secolo e limitare a +1,5 °C il surriscaldamento terrestre. Al totale degli asset della coalizione i gestori concorrono con asset per 57 trilioni di dollari mentre altri 63 trilioni di dollari vengono dalle banche e 10 dai fondi pensione. Durante i lavori a Glaswod, il ministro del Tesoro britannico Rishi Sunak inoltre ha promesso di fare della Gran Bretagna il primo centro finanziario mondiale allineato alle emissioni zero e ha aggiunto che per le società quotate a Londra e fondi con sede nel Regno Unito sarà presto obbligatoria la pubblicazione di un piano “chiaro e attuabile” in cui viene spiegato come ogni singola società ha intenzione di procedere alla decarbonizzazione nei prossimi decenni, fissando obiettivi su base annuale, e al passaggio a un sistema zero emissioni. L’obbligo entrerà in vigore dal 2023.
Che la finanza si stia mettendo al servizio della lotta ai cambiamenti climatici è noto da qualche tempo. Basti pensare al colosso BlackRock che ha reso noto di aver accolto 673 milioni di dollari per la Climate Finance Partnership (Cfp), un veicolo finanziario pubblico-privato, focalizzato sugli investimenti in infrastrutture climatiche nei mercati emergenti, che ha come obiettivo quello di accelerare la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Durante la Conferenza sul clima di Glasgow, inoltre è emersa la crescita della Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (Ipsf) promossa dall’Ue, con l’adesione di Regno Unito, Nuova Zelanda, e altri otto paesi, che collaborano per sviluppare un quadro comune per verificare l’effettivo allineamento degli investimenti ‘verdi’ con obiettivi di sostenibilità. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale della piattaforma presentato dalla commissaria europea per la finanza sostenibile Mairead McGuinness secondo cui insieme i 18 membri dell’Ipsf rappresentano il 55% delle emissioni di gas serra, il 50% della popolazione mondiale e il 55% del Pil mondiale.
Tanti gli impegni presi a Glasgow. L’ultimo in ordine temporale arriva da oltre 100 Paesi al mondo, tra cui la Cina e soprattutto il Brasile di Bolsonaro e dell’Amazzonia, che si sono impegnati a fermare la deforestazione mondiale entro il 2030 con 9,2 miliardi di dollari fra fondi pubblici e privati per fermare la deforestazione. “È un accordo cruciale”, commenta il primo ministro Boris Johnson, “per proteggere la natura. Abbiamo protetto i polmoni del mondo”. Non solo. Altri 28 Paesi si sono impegnati a rimuovere la deforestazione in processi di produzione come l’olio di palma e la soia.
COP26: la conferenza sul clima di Glasgow
Si svolge a Glasow la COP26, ovvero la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, quest’anno presieduta dal Regno Unito. Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale.
La Cop26 dovrebbe poi tre punti previsti dall’Accordo di Parigi:
- il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i paesi poveri a decarbonizzare;
- il mercato internazionale delle emissioni di carbonio (come l’Ets europeo) previsto dall’articolo 6 dell’Accordo;
- il “Paris Rulebook”, cioe’ l’insieme delle regole per attuare l’Accordo e per valutare quanto viene fatto da ciascun paese
In ogni caso, l’obiettivo è trovare un accordo condiviso sulle misure da prendere contro il surriscaldamento globale a livello internazionale.